Tutti si chiedono perché non c’è nemmeno lui, il simbolo e non solo per i 207 gol in serie A e 262 in assoluto con questi colori addosso.
Anche Mamma Fiorella e la moglie Ilary Blasi sono lì, in attesa di vedere il capitano in campo. Subito, o dopo l’espulsione di Juan. Aspettano proprio come i mille tifosi della Roma al Franchi che a un certo punto non ne possono più e, dopo aver chiesto l’ingresso di Francesco Totti, se la prendono direttamente con Luis Enrique, insultato per la prima volta da quando è sulla panchina giallorossa. Dal settore ospiti e anche da più vicino. Un gruppetto arriva sino a dietro la panchina, per contestarlo. Gli chiedono conto dell’esclusione del numero 10 e lo rimproverano per non aver portato a Firenze nè Osvaldo, il miglior realizzatore della stagione, nè Borriello. Thomas Richard Di Benedetto, il presidente che ha accanto l’avvocato Mauro Baldissoni, se ne accorge dalla tribuna d’onore. Resta qualche secondo a fissare la scena.
A fine gara Luis Enrique prova a dare una spiegazione credibile all’accantonamento che sembra inconcepibile vista la situazione di emergenza in attacco: “Totti non è al cento per cento e viene da un infortunio alla caviglia operata. Ho prima deciso che non era in grado di giocare dall’inizio, e, in un secondo momento, non mi sembrava fosse il caso di farlo giocare in inferiorità numerica con due gol da recuperare. Lui può aiutare la squadra, l’ho pensato e lo penso ancora. Ho parlato con lui durante il riposo, vedendo quello che stava accadendo ho pensato non fosse adatto. Non c’è nessun problema, è un ragazzo fantastico”. In pratica l’asturiano ha deciso di non fare entrare il capitano solo dopo il gol di Gamberini, cioè sul 2 a 0 per la Fiorentina. Probabilmente lo avrebbe dovuto mettere in campo prima, sull’1 a 0. Francesco l’ha presa male all’inizio, ma ha accettato la motivazione che l’allenatore gli ha dato durante l’intervallo.
Se Luis Enrique, comunque, cerca di elogiare Totti per la disponibilità mostrata durante l’ultima settimana di lavoro, Franco Baldini annusa che proprio il mancato impiego del capitano può incrinare il rapporto tra il tecnico e la tifoseria. “Certo, l’esclusione di Totti può condizionare il rapporto con l’ambiente. Perché i tanti tifosi, a cui va il nostro pensiero, non si sono dimostrati in questa circostanza così pazienti come lo erano stati finora. Mi riferisco ai cori su Totti e, appunto, all’impazienza”. A proposito di impazienza: all’arrivo della squadra alla stazione Termini, molti tifosi hanno preso ancora di mira l’allenatore spagnolo. “Vattene”, la parola più dolce che gli hanno detto. E poi hanno ancora difeso Totti, “un capitano, c’è solo un capitano”. Al presidente DiBenedetto hanno chiesto: “Dov’è il progetto? Caccia Luis Enrique, così andiamo in B”.
Non è stata, però, quella di Totti la scelta di Luis Enrique che più ha fatto discutere i dirigenti della Roma (raramente si sono schierati al fianco del capitano, meno che mai ieri pomeriggio). Bocciata da tutti la presenza di Cicinho (dopo la sete, i crampi), in una difesa con tre brasiliani che insieme non possono dare garanzie. “Ma l’allenatore non è l’unico responsabile: il cinquanta per cento me lo prendo io che ho scelto i giocatori” fa sapere Sabatini da Roma. Vuol dire che l’altro cinquanta per cento è di Luis Enrique. È bene dirlo.
Il Messaggero – Ugo Trani