Il Messaggero (S.Carina) – «Il rapporto con Spalletti? Solo buongiorno e buonasera». Non il massimo per fotografare un legame tra un calciatore e il proprio allenatore. Se poi a parlare è Totti e il tecnico in questione è Spalletti, vien da sé che qualcosa tra i due vada chiarito. Mentre Lucio sta iniziando la consueta conferenza stampa pre-gara, il capitano a un centinaio di metri di distanza sta finendo di registrare un’intervista al Tg1, andata poi in onda ieri sera nella quale racconta il momento che sta vivendo: «Mi sento ancora un calciatore e voglio giocare, l’infortunio è alle spalle. Sto bene e se sto fuori è solo per scelta tecnica». Più parla e più si avverte l’amarezza per la lontananza dal campo: «Così non riesco a stare, la panchina mi fa male. Capisco che alla mia età si giochi meno ma finire la carriera in questo modo è brutto per l’uomo e per quanto dato alla Roma. Merito rispetto». Parole che confermano lo stato d’animo del capitano e che chiamano in causa inevitabilmente Spalletti: «Speravo che le cose lette sui giornali me le dicesse in faccia, anche se come tecnico lo stimo, penso abbia le carte in regola per rimanere». Il suo futuro invece resta un rebus: «Aspetto Pallotta per il contratto, scade a giugno, valuterò. Mi aspetto correttezza e che mi dicano quale è la realtà delle cose».
LE SPIEGAZIONI DI LUCIO – Cosa che Spalletti, a suo modo, sta cercando di spiegare da un paio di settimane. Lo ha fatto anche ieri, quando pur non conoscendo i contenuti dell’intervista di Totti, ha iniziato a parlare di Francesco rispondendo ad una domanda su Castan: «Leo lo valuto in base a quello che vedo. E questa cosa io cerco di metterla in pratica con tutti… È l’evidenza dei fatti che conta. Io cerco di tenere in considerazione tutto e tutti per il bene della Roma». Anche se il tecnico non menziona il capitano, appare evidente che le sue parole siano riferite a lui. Una sensazione che viene avvalorata dalle riflessioni successive: «Io considero Totti un calciatore in maniera così forte che lo valuto al pari degli altri. Però è importante che lui si senta considerato al pari degli altri, perché il nostro obiettivo sono sempre i risultati. Sono convinto che Francesco possa dare un immenso aiuto sotto l’aspetto della qualità ma lo deve fare da dentro il gruppo. Non deve essere troppo distante, perché altrimenti rischia che gli altri non riescano a seguirlo. Perché lui ha bisogno del gruppo, non può stare in fondo, laggiù da solo. Non faccio il trombettiere ma l’allenatore e anche io ho contribuito a farlo sentire fuori nella gestione precedente. E questa cosa non ha fatto bene né a lui né alla squadra».
E ADESSO? – L’errore della platea che lo ascolta è non chiedergli ulteriori precisazioni al riguardo. Cosa intende Spalletti quando afferma che Totti «non può stare in fondo, laggiù da solo»? E perché Totti nell’ultimo periodo «è stato distante dal gruppo»? In precedenza, Lucio si era riferito «all’evidenza dei fatti», lasciando intendere come giustamente il campo sia giudice sovrano e soltanto al tecnico spettino le scelte. Nulla da eccepire. Ma se Totti non è stato convocato per motivi di salute col Carpi e non può giocare più di 4 minuti col Real Madrid («Ho chiesto a un mio collaboratore di chiamarlo e lì probabilmente Francesco non ha capito, è tornato indietro. Poi sono andato a chiederglielo io e ha detto che sarebbe entrato. Tutto normale») come fa dopo due allenamenti a partire titolare col Palermo? Risposte che il tecnico – al quale va dato atto che gestire una situazione del genere è molto complicato – fornirà certamente alla prima occasione. Ma ora si apre un’altra questione: come reagirà Spalletti, già oggi, all’intervista di Totti? Confermerà la decisione di farlo giocare annunciata ieri? Qualunque sia la scelta, c’è il rischio di uscirne male. Perché qualora agisse diversamente, agli occhi esterni l’esclusione verrebbe bollata come una punizione. Ma già ieri sera molti tifosi sui social ritenevano che la volontà annunciata di impiegarlo contro il Palermo, fosse dettata da un tentativo di venire incontro al calciatore. Quale sarà la decisione di Lucio, forse non bisognava arrivare a questo punto. Parlarsi prima, vis a vis, avrebbe certamente aiutato. In questo caso sì, soprattutto «nel bene della Roma».