La Gazzetta dello Sport (A.Pugliese) – «El Shaarawy e Szczesny meritavano di giocare questa sfida perché sono tra quelli che ci hanno portato fin qui». Sono le parole di Luciano Spalletti nel post partita di Oporto, nell’andata del playoff di Champions. Szczesny poi martedì sera ha giocato, El Shaarawy no. Esattamente come Francesco Totti, un altro che — numeri alla mano — avrebbe meritato di giocarlo il playoff. Almeno se il concetto è quello meritocratico riportato dallo stesso Spalletti nella pancia del Dragão.
LA CAVALCATA – El Shaarawy e Totti, dunque. In due zero minuti tra andata e ritorno, loro che a suon di gol avevano segnato il finale della scorsa stagione, marchiando il terzo posto della Roma e mettendo anche paura al Napoli (alla fine secondo). Di Totti restano nella mente le magie con il Torino e quelle con l’Atalanta, ma anche l’assist per Salah con il Bologna o il gol del temporaneo 2-2 a Genoa. Il Faraone, invece, è quello che ha aperto le danze nel derby con la Lazio, segnato la rete della vittoria proprio in casa del Genoa e partecipato al successo finale, quello colta per 3-1 a San Siro, con il Milan. Una serie di perle, gol e assist che non sono state ripagate nella fiducia dal tecnico giallorosso. Che, in tal senso, è stato però chiaro: «Guardo chi sta meglio e chi mi dà maggiori garanzie, giocano quelli lì...».
TRISTE ADDIO – Per capire se Totti c’è rimasto male, ad esempio, basta andarsi a riguardare alcune sue espressioni in panchina o durante i periodi in cui si è andato a riscaldare. Ci teneva a congedarsi dalla Champions in altro modo, lui che la scorsa stagione aveva scritto una delle pagine storiche della competizione con il gol segnato all’Etihad Stadium, in casa del Manchester City, a 38 anni e 3 giorni (diventando così il marcatore più anziano di sempre da quando c’è la Champions). E c’è un’immagine di martedì sera che mette malinconia solo a guardarla, quella di Totti vicino alla bandiera del calcio d’angolo a guardare la partita, con le mani conserte dietro la schiena.
FALSA PARTENZA – Ma non c’è rimasto bene neanche El Shaarawy, anche se poi Stephan è un ragazzo talmente educato che difficilmente lo farà notare. Anche lui, però, si aspettava una partenza diversa ed invece si è trovato a sedersi in panchina per tutte e due le partite del playoff di Champions, oltre a giocare solo una parte della sfida di campionato contro l’Udinese. Insomma, non un via brillantissimo, a livello di sensazioni e partecipazione, lui sul quale la Roma ha investito 13 milioni proprio quest’estate, riscattandolo dal Milan. Il sogno, ora, è che sia una stagione diversa fin da Cagliari. Anche se la Champions, per un po’, resterà lontana. Solo sfiorata.