Totti, il «dirigente» che sa fare gol

La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – A volte il futuro arriva senza essere invitato. A meno di cinque mesi dalla scadenza del contratto, Francesco Totti non ha ancora deciso se concedersi un’ulteriore stagione di sfolgorante tramonto – giocare oltre i 41 anni gli consentirebbe senz’altro di battere nuovi record di longevità agonistica – oppure accettare quel ruolo dirigenziale nella Roma a cui la sua storia lo chiama. Una cosa è sicura: gli ultimi giorni sembrano essere il paradigma dell’avvenire. Il capitano giallorosso infatti si muove già come uomo immagine del club. Dalla vicenda legata al nuovo stadio della Roma alla brillante esibizione di Sanremo, tutto ciò che ruota attorno alla Roma ha lui come punto di riferimento, nonostante il suo minutaggio in campo si diradi sempre di più. Un esempio per tutti: al florilegio di inviti a costruire il nuovo impianto, radunati sotto il fortunato hashtag «famostostadio», la sindaca Raggi ha risposto solo a Totti, invitandolo in Campidoglio. Ancora più dirompente, poi, è stata la sua apparizione da consumato showman a Sanremo, premiata dal picco di audience. Era la seconda volta che il capitano della Roma saliva sul quel palco, ma se confrontate la performance del 2006 con quella di due giorni fa, vi accorgerete come la sicurezza di Totti nel proporsi sia lievitata in modo esponenziale, tanto da far riflettere addirittura Rai Uno su un possibile tandem familiare – composto da Francesco & Ilary (Blasi) – per la conduzione del festival sanremese. Tentazione non peregrina, se si pensa come solo il geniale colpo d’ala (si può ben dire) di modificare la scaletta citando il «piccione» di Povia, ieri abbia assicurato un’altro rabbocco di attenzione sul programma – prendeva astutamente in giro la Lazio oppure no? – tanto da costringere Maria De Filippi a tentare di smorzare le polemiche da derby, che impazzavano su radio e social.

Insomma, al netto del piede fatato, più o meno consciamente Totti agisce già come primo «dirigente» della Roma, attirando su di sé la maggior parte dei riflettori dedicati al club. Effetti collaterali? Solo uno. Come ha detto a Sanremo, quando smetterà, Francesco vorrà continuare a fare cose che gli piacciono, «nella Roma o no». Ma con quali competenze e quali spazi? Tutto è ovviamente da stabilire. Si dice che negli occhi abbia la parabola di un totem come Bruno Conti (a cui è legatissimo), che negli ultimi tempi ha visto però diminuire il suo peso nel club. Potrebbe accadere anche a Totti? Improbabile, anche perché la mediaticità su cui galleggia sempre con maggior disinvoltura, regala a lui e alla Roma una vetrina unica. Quanto basta perché un matrimonio così paia destinato a durare per sempre. Almeno si spera.

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