Chissà se Francesco ogni tanto ci pensa. Poco più di un mese fa pareva un alieno in questa Roma, un’eredità scomoda del passato, un retaggio dell’Ancien Régim, e la mossa anti-Slovan – via Totti per Okaka – era l’anti-mossa per definizione.
Con tutto il rispetto per Stefano, e con tutto il rispetto che Stefano porta per il fratello maggiore Francesco, era un’aberrazione. Poco più di un mese dopo, tutto gira intorno a Totti. Se oggi dei signori in camice bianco (a Villa Stuart?) diranno che ce la può fare a recuperare, che la lesione muscolare alla coscia destra è passata dal 50% a molto meno, il Capitano proverà a dare l’anima pur di tentare di essere a disposizione di Luis Enrique. Che nel frattempo, da uomo intelligente che non cambia le idee ma gli uomini, che non sovverte i moduli ma le gerarchie, ha saputo imparare dai propri errori. «Siamo cresciuti tutti in questi giorni così belli e così frenetici, anche Luis», commentavano tempo fa a Trigoria. Totti sì, Totti no. Oggi dagli esami e dai nuovi controlli si dovrebbe decidere, o quantomeno capire, se vale la pena cercare di fare il tutto per tutto. Perché la storia del Totti che non è diecisivo ai derby non è una storia. È una cretinata. Uno che alla Lazio ha fatto 8 gol – 8! – è un gigante, altro che se non gioca è meglio per la Roma. L’ultima parola spetterà comunque a Luis Enrique, che oggi alle 17 rivedrà quasi tutta la squadra. Mancheranno i nazionali De Rossi, Burdisso, Pjanic, Kjaer e Osvaldo. In compenso, Lucho ritroverà Stekelenburg, rispedito a casa dall’Olanda ma che contro la Lazio potrebbe esserci, e Borini, espulso con l’Under 21. Ma cosa succederà nell’eventualità che Totti non fosse abile e arruolato? L’ipotesi più ricorrente è che al suo posto giochi Pjanic in quello che, peraltro, è il suo ruolo naturale. Le alternative però, in una squadra con questo potenziale offensivo, si sprecano. Lamela scalpita. Potrebbe essere l’asso nella manica di un tecnico che ci sta insegnando come rivoluzionare il calcio. E poi c’è Bojan, che sogna il derby di notte e anche di giorno. Il gol con l’Atalanta l’ha sbloccato, la sera stessa lo ha festeggiato con Kjaer e Rosi in un locale del centro. Ha fame, il ragazzo. L’altro dubbio riguarda l’impiego di Stekelenburg. Lobont non se l’è cavata malaccio, ma Stek è il titolare e offre, onestamente, una garanzia superiore tra i pali e pure fuori. L’impressione è che ormai l’entrata killer di Lucho sia alle spalle e il trauma riassorbito. Con la Lazio, tornerà numero uno.
Il Romanista – Daniele Galli