Ritorno al futuro. Il primo test della Roma secondo Zeman è un dejavù che cancella il passato recente aprendo una finestra su ricordi antichi. Soprattutto per Totti: non centravanti, non trequartista. Esterno a sinistra del tridente d’attacco, così lo vuole il Boemo. Come 13 anni fa.
«Io lo conosco in quella posizione», annuncia dopo il fischio finale del primo test, vinto per 9-0 contro la rappresentativa locale della Val Pusteria, in cui Francesco ha realizzato con il “cucchiaio” il secondo gol. «Da centravanti hai preso troppe botte», gli aveva detto in un pranzo recente. In campo lo ha confermato. Oggi dopo l’allenamento sarà il capitano a raccontare le sue sensazioni: «Se c’avrà la forza», scherza il tecnico. Ma il match, giocato «Senza nessuna indicazione tattica», fotografa una Roma con Osvaldo centravanti, Pjanic intermedio, Marquinho – esterno di difesa e centrocampista – jolly per tutte le stagioni. Promuovendo Bojan, «ma gioca troppo individualmente», e rimandando Lamela: «Non ha fatto bene ma ha qualità per lavorarci ». Domani raggiungerà Riscone anche l’americano Bradley, nonostante qualche dettaglio da limare col Chievo: oggi alle 17.30 il saluto ai suoi compagni nel ritiro di Bottagisio.
Ultima gara da romanista ieri per Heinze, diretto verso Bologna, mentre Sabatini, raggiunto l’Alto Adige, cerca una squadra per Borriello, autore dell’ottavo gol, e Pizarro. In entrata, si lavora per l’esterno destro: abbandonata per il momento la pista Bosingwa, nuovo rilancio per l’esterno dell’Eintracht Jung, «Ma difficilmente se ne libereranno», il timore del ds. L’alternativa è il paraguayano Piris del San Paolo.
La Repubblica – Matteo Pinci