Il Messaggero (S.Canettieri) – Ora il via libera c’è, seppur con diverse «prescrizioni» legate ai trasporti. E cioè il principale nodo – ma non l’unico – del futuro stadio della Roma a Tor di Valle, un’operazione immobiliar-calcistica, che ieri ha incassato il sì della conferenza dei servizi in Regione. Si chiude così la prima fase di un iter tormentato e controverso. Iniziato con la giunta Marino nel 2014 e poi con il M5S di Virginia Raggi rivisto e dimezzato nelle cubature (si partiva da 1 milione) e nelle opere pubbliche (da 270 milioni a 125). In principio fu battezzato l’«ecomostro» e non solo per via dei grattacieli, adesso sarà mini, con un serpentone di palazzine alte sette piani. La sindaca Raggi ha aspettato tutto il pomeriggio il «sì» – al punto di far partire un tweet di giubilo, poi eliminato, a conferenza ancora in corso – in serata poi ha finalmente potuto dire che questo è «un grande risultato per la città». E che ci sarà «meno cemento e più verde: impulso per nuovi posti di lavoro». Una conquista politica per il M5S, che prova a uscire dal guscio del «no a tutto», festeggiato dalla grillina allo stadio Olimpico, presente in tribuna a Roma-Quarabag. Dalla sponda Regione, Nicola Zingaretti si unisce sì alla festa dei tifosi e della città, ma sottolinea che «verificheremo applicazione, prescrizioni e osservazioni». Specificando che l’area del progetto, e cioè l’ex ippodromo di Tor di Valle, vicino a un’ansa del Tevere, «è stata scelta dalle amministrazioni comunali». E che soprattutto «ora la palla torna alle altre amministrazioni ed in particolare al Comune di Roma per l’approvazione della variante».
IL GIALLO – Il quadrante della Capitale già complicato di per sé per la viabilità, ora dovrà capire come sopportare l’onda d’urto dei tifosi durante le partite. Anche perché ieri è uscito di nuovo fuori il giallo del Ponte di Traiano. L’opera, saltata nella seconda versione dell’accordo tra privati e Comune, continua a essere considerata fondamentale per la Regione. Anche perché quello dei Congressi è ancora bloccato nella progettazione. Il ministro dello Sport Luca Lotti, grande tifoso dell’operazione, ha fatto capire che ci penserà il Governo, semmai (cioè lo Stato). Rimangono una serie di prescrizioni su tutta l’operazione, sottolineate anche ieri dalla conferenza dei servizi (Regione-Comune-Città metropolitana-Stato). Non solo il ponte, ma anche il potenziamento della Roma–Lido (considerata oggi la peggiore linea ferroviaria d’Italia) e la realizzazione di una nuova stazione proprio a Tor di Valle.
L’ITER – Non finisce qui, certo. Adesso il progetto passerà in Comune. La maggioranza grillina – che finora ha già perso la consigliera Cristina Grancio in quanto contraria – dovrà approvare la variante urbanistica da quasi 600mila metri cubi. Prima passerà dalla giunta, poi dalle commissioni e infine appunto dall’Aula Giulio Cesare. Se non ci saranno ulteriori scossoni il via libera è atteso per fine gennaio, inizio febbraio. La variante e la concessione torneranno poi di nuovo in Regione. La giunta di via Cristoforo Colombo dovrà dare la concessione edilizia ai privati, il permesso a costruire. E quest’ultimo rush potrebbe cadere, a seconda della velocità del Campidoglio, tra marzo e aprile. In campagna elettorale o con il vincitore delle elezioni regionali. Una dinamica politica che si aggiunge al puzzle-stadio di per sé ancora complicato. Nel dubbio Raggi si tiene larga e annuncia: «Spero che sia pronto entro i prossimi tre anni».