Tor di Valle, i dubbi del ministero su trasporti e tempi di costruzione

stadiodellaroma

Il Messaggero (L. De Cicco) – Traffico e tempi di realizzazione incerti. Sono questi i temi affrontati ieri nella riunione tra il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, il sindaco Marino e gli assessori Improta e Caudo sul progetto del nuovo stadio a Tor di Valle. Al vertice – che dal ministero definiscono più come una «visita di cortesia», dato che il governo non ha nessuna competenza sulla materia, non trattandosi di edilizia pubblica – hanno partecipato anche il responsabile del progetto Mark Pannes, il costruttore Parnasi e l’architetto Libeskind.

Nei 30 minuti scarsi di discussione, Delrio ha chiesto informazioni sulla sostenibilità dell’intervento, soprattutto per quanto riguarda i tre grattacieli, alti oltre 200 metri, che nascerebbero accanto all’impianto sportivo insieme ad altri 15-16 edifici commerciali. Un colosso di cemento da quasi un milione di metri cubi definito dalle principali associazioni ambientaliste come un «Ecomostro», destinato a negozi, uffici, ristoranti e alberghi.

RACCORDO IN TILT – Il ministro ha chiesto chiarimenti anche sul piano trasporti. Marino ha assicurato «che il 60-70 per cento delle persone raggiungerà lo stadio su ferro». Anche se l’ultimo studio di fattibilità presentato dai privati fornisce altre cifre: solo «nella sera di un giorno festivo», con una partita in programma, si potrebbe raggiungere «il 50% tra utenti del mezzo pubblico e del mezzo privato». Mentre «la mattina, nell’ora di punta di un giorno feriale» la ripartizione è 30% mezzi pubblici e 70% privati, con le stesse simulazioni dei privati che segnalano il traffico ai massimi livelli sul Raccordo intorno a Tor di Valle, proprio per via «dell’afflusso al Business Park». Delrio si è informato anche sui tempi dei cantieri, con più di una perplessità sulle stime molto ottimistiche del Comune, che prevede di «giocare la prima partita a 22 mesi dalla prima pietra». Il governo poi ha chiesto spiegazioni sui 300 milioni di opere pubbliche promessi dai privati. Un investimento giudicato «buono», a patto che venga mantenuto senza sconti. Lo stesso Marino ieri ha tuonato: «Non si giocherà nessuna partita se tutte le infrastrutture non saranno complete».

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