Il progetto del nuovo stadio a Tor di Valle «stravolge lo spirito del Piano regolatore». E anche tutte le infrastrutture che la giunta comunale ha definito di «pubblico interesse» in realtà sarebbero solo a vantaggio del «nuovo gigantesco insediamento, per quattro quinti destinato a uffici, vero e proprio asteroide precipitato in mezzo alla valle del Tevere». Dopo le pesanti critiche delle associazioni ambientaliste sull’«Ecomostro» che Pallotta e il costruttore Parnasi vorrebbero tirare su accanto al nuovo impianto sportivo, ieri il progetto Tor di Valle è stato bocciato anche dall’Istituto nazionale di Urbanistica.
Secondo gli esperti dell’organizzazione, riconosciuta come ente di protezione ambientale dal Ministero dell’Ambiente, la proposta di delibera votata dalla Giunta l’8 settembre e ora al vaglio dell’Assemblea Capitolina, per quanto intitolata “Stadio della Roma a Tor di Valle” «in realtà prevede un nuovo grande centro direzionale o Business park». Dell’intero nuovo insediamento, sottolinea l’Inu, solo il 14% corrisponde allo stadio (49.000 mq) mentre l’86% (305.000 mq) sarebbe destinato a uffici e negozi. E questo «stravolge lo spirito del Piano regolatore» dal momento che «la mutazione da Stadio a Centro Direzionale avviene attraverso una errata applicazione del “contributo straordinario”, la regola stabilita dal Piano regolatore in base alla quale il 66% dei plusvalori immobiliari generati da una trasformazione tornino alla città».
La legge in sostanza prevede che con queste risorse vadano realizzate opere pubbliche che migliorino la vita dei cittadini. Secondo l’organizzazione degli urbanisti però le opere previste dal progetto Tor di Valle – soprattutto infrastrutture di trasporto: prolungamento della metro B, adeguamento della via Ostiense, nuovo ponte carrabile sul Tevere e raccordo della Roma–Fiumicino – servono solo «a far entrare e uscire gli spettatori dallo Stadio e a rendere facilmente accessibile il Business Park. Un interesse anzitutto dell’investitore». E non dei cittadini, come prevede il Piano regolatore. Secondo l’Inu a questo punto è necessaria «una radicale riformulazione dell’intero sistema delle infrastrutture che muova dalle reali esigenze del contesto urbano e ambientale e si ispiri al principio del “fare meglio con meno”». Che significa soprattutto «ridurre drasticamente» le cubature-monstre destinate «alle torri», i tre grattacieli da quasi un milione di metri cubi destinati a negozi, uffici e ristoranti già finiti nel mirino dei tecnici della Regione.
L’Istituto di Urbanistica contesta anche la creazione, prevista dalla delibera, di una nuova Centralità metropolitana a Tor di Valle. «Non è giustificata né ammissibile la proposta di un nuovo, massiccio, quartiere di uffici nella valle del Tevere. Altri sono gli ambiti nei quali il Prg prevede la possibilità di una nuova offerta di spazi direzionali, già fortemente serviti dal trasporto su ferro, a partire da Pietralata». Gli urbanisti avanzano dubbi anche sui rischi idro-geologici dell’area scelta per il progetto: «La sostenibilità della riqualificazione dell’ansa di Tor di Valle non può essere affidata solo al disegno architettonico dello Stadio».
Il Messaggero – L. De Cicco