Il Messaggero (M. Sorio) – E poi c’è quel ragazzino là, 38 anni il prossimo 26 maggio, transitato da Roma nel 2010 e distante adesso circa 500 chilometri, navigatore puntato sull’Adige e calcolatrice che non ammette repliche: Luca Toni, amuleto di Mandorlini e di un Verona anima salva, segna tanto quanto Ljajic, Totti, Gervinho e Iturbe messi insieme.
I gol, tirata la somma, sono 17. Re Tevez ne dista appena uno. E gli aggettivi ormai sono finiti. Basti pensare alla serpentina di ieri, i difensori del Sassuolo ridotti a birilli, il passo di una volpe che non si ferma più davanti a niente. Toni, di fronte agli attoniti neroverdi, ha timbrato la quarta doppietta personale (primo gol in fuorigioco, okay) nelle ultime dieci partite. Parliamo del bomber del 2015: 12 reti da inizio anno, la Roma, tutta, solo 15. E parliamo del cannoniere di sempre del Verona in A, perché coi 20 sigilli dello scorso torneo il conto sale a 37, superato Ciccio Mascetti e città ai piedi del suo numero 9. È la retroguardia che si fa avanguardia, è il vecchio bomber di razza che spiega ai giovanotti tutto Twitter e musica a palla nelle cuffie come si fa a stare per davvero in campo (e in area di rigore). Parole sue, di Lucatoni, tutto attaccato.
IL TETTO DEL MONDO – «Mi piacerebbe essere ricordato come uno che partendo da un piccolo paese dell’Appennino modenese è arrivato sul tetto del mondo e che, nonostante i 38 anni, si diverte ancora come un ragazzino di 15». Un ragazzino che fa cose da hall of fame («devo essere sincero, il secondo gol è stato incredibile») ma soprattutto un campione che ogni volta mette il nastro adesivo sulla boccuccia degli scettici: «Quando arrivai qui mi davano per finito. Poi si disse che segnavo solo grazie a Iturbe (do you know?, ndc) e così quest’anno Iturbe non c’è, ma io riesco a segnare lo stesso». Tanto da stoccare il record: «Sono felice di essere entrato nella storia di questa società e vorrei, se possibile, migliorare il mio ruolino personale dell’anno scorso». Della serie, per chi non si accontenta. Toni vuol prendere Tevez. Poi l’Hellas inizierà a corteggiarlo, di nuovo, affinché posi la valigia a Verona per un altro anno. «Il futuro? A breve parlerò con il presidente Setti. Finché avrò stimoli e voglia, giocherò a calcio». Forse a Verona, forse altrove. Basta che lo spettacolo vada avanti.