Corriere della Sera – A un mese dalle elezioni federali, programmate per il 29 gennaio all’hotel Hilton di Fiumicino, il quadro è complesso. E il calcio non ha ancora individuato una figura da cui ripartire. Nessuno, almeno ufficialmente, si è candidato. Cosimo Sibilia, presidente della Lega Dilettanti e Gabriele Gravina, numero uno della Lega Pro, sono però pronti a scendere in campo. Entrambi hanno chiesto l’apparentamento con i calciatori. Ma Damiano Tommasi, dopo lunghe riflessioni, sta meditando di correre in proprio, allargando il confine dell’incertezza. La decisione non è presa, ma sta maturando con forza in questi giorni a cavallo tra Natale e Capodanno. All’inizio del 2018 Tommasi dovrebbe rompere gli indugi, spinto dai suoi affiliati che premono per una soluzione di forte discontinuità con il passato.
Tutto però resta molto ingarbugliato. E per adesso manca il candidato forte, capace di sbaragliare la concorrenza. Sibilia, al momento, è quello che ha più voti: il 34 della sua Lega, a cui può sommare una percentuale della serie A e della B sino al 40 per cento. Tommasi può contare sui voti dell’Assoallenatori di Ulivieri, con cui c’è stato un riavvicinamento. Ma siamo solo al 30 per cento. Gravina conta sull’appoggio della serie C, ma al pari di Sibilia confida di guadagnare consensi in A e B. La situazione è fluida. I tre potenziali candidati si potrebbero incontrare la prossima settimana. Così, è alto il rischio di ingovernabilità.