La Gazzetta dello Sport (M. Cecchini) – La Storia, a volte, racconta storie che si assomigliano. Da queste parti, infatti, l’imperatore Diocleziano provò a frenare la decadenza del dominio romano accarezzando con lo sguardo il mare. Erano tempi di crisi, in cui tutti intorno a lui parlavano dei fasti del passato circondati da un presente malinconico. Fatte le debite proporzioni, tutto sommato un destino non troppo differente rispetto a quello che tocca ad Antonio Conte, chiamato a governare una modesta attualità tecnica anabolizzata solo dall’orgoglio di una gloria un po’ impolverata. Per questo, alla vigilia del match «più difficile della mia gestione» spiega senza fronzoli. «La Croazia è una squadra forte e nella partita d’andata si è dimostrato superiore a noi, meritando così il primo posto. E’ l’avversaria più forte del girone. Adesso proviamo a giocare una partita che possa dimostrare il contrario. In ogni caso, non sarà decisiva qualunque risultato esca fuori».
UN ANNO DOPO La partita di stasera, comunque, sarà anche una cartina di tornasole sulla prima stagione vissuta da Conte in azzurro. Una stagione che sembra aver placato i suoi furori, avvicinandolo a una malinconica real politik. «Sicuramente un anno di esperienza come c.t. ti fa capire che sia un ruolo totalmente differente rispetto all’allenatore di club. Entri in determinati meccanismi e cerchi di fare di necessità virtù. In generale, ci troviamo nel punto che meritiamo. Abbiamo disputato 8 partite: alcune buone, altre meno. In questo percorso di crescita l’aspetto positivo è che abbiamo trovato alcuni giovani che si stanno mettendo in luce. Speriamo che la crescita di tutti ci possa portare all’Europeo». In ogni caso, stavolta una situazione ambientale diversa, l’assenza di pubblico. E per l’Italia sarà la prima volta. «Giocare un partita senza gente sugli spalti è un handicap per entrambe le squadre. Avrei preferito avere il pubblico, mancherà l’adrenalina e dovremo restare più concentrati. Le assenze? Né Italia né Croazia devono aggrapparsi agli assenti e piangersi addosso».
TRIDENTE DA GOL Così importanti da abbandonare per la prima volta il 3-5-2. «Il 4-3-3 nasce non per la Croazia, ma perché c’è un percorso da fare. Certo, non è semplice cambiare se vuoi dare un’idea di gioco alla squadra. Il tridente lo varo per quello che il campionato offre. Adesso infatti abbiamo abbondanza di esterni bravi nell’uno contro uno. I gol? In attacco non abbiamo giocatori con grande esperienza in Nazionale e quindi con un curriculum ricco di reti. Ma sono convinto che il gol lo troveranno, lo devono trovare». Soprattutto se Pirlo avrà la vena dei giorni migliori. «Ha ancora grande entusiasmo. Non può lasciare il calcio, ha tanto da dare. Andrea sta bene, con la Croazia gioca. Dispiace per l’infortunio non grave di De Rossi, ma in ogni caso c’è sempre Marchisio. In quel ruolo siamo coperti». A dispetto delle difficoltà, però, Conte non fa passi indietro. «Non mi è mai capitato di iniziare una partita con un obiettivo minimo, cioè il pareggio. Puntiamo a vincere, poi se finisse in parità vedremo: dipenderà dal tipo di prestazione». Ma il mare di Spalato alle sue spalle non ringhia cattivi pensieri. Chissà se anche Diocleziano guidava il mondo con la stessa serenità.