IL ROMANISTA (A. F. FERRARI/M. MACEDONIO) – Come poco più di un anno fa, il Ministro degli Esteri dell’Olanda, Frans Timmermas ha stupito tutti. O meglio ha stupito coloro che non si ricordavano la sua fede giallorossa. «Sono romano e romanista», disse il 7 gennaio del 2013 durante un incontro con l’allora Ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi. Parole confermate sabato mattina prima di andare allo stadio Olimpico (dove è arrivato sciarpa al collo intorno alle 19.15) per assistere a Roma-Inter, in compagnia del figlio piccolo e dell’ambasciatore olandese a Roma, Michiel Den Hond.
Durante il congresso del Partito Socialista Europeo, Timmermans ha iniziato così il suo discorso: «Questa mattina, mentre ascoltavo i discorsi, mi sono chiesto dov’è l’anima della nostra Europa? Certo non nei congressi, certo non nei partiti politici, certo non nel parlamento europeo, certo non nel consiglio dei ministri. L’anima della nostra Europa la vedrò stasera (sabato, ndr) quando andrò allo stadio Olimpico per vedere la Roma battere l’Inter… Scusate ma sono romanista da 40 anni – ha detto, gonfiando il petto -, questo non lo cambio più… Qui sono a casa mia, sono romano e romanista». Parole che l’hanno subito reso simpatico a tutti i tifosi giallorossi. Tifosi come lui, come raccontò a Il Romanista lo scorso anno: «Negli anni 70 vivevo a Roma e con i ragazzi di Tomba di Nerone, quartiere che frequentavo, sono andato in Curva Sud per vedere la squadra giallorossa e mi sono innamorato, sono diventato romanista ». Sabato, poco prima del calcio d’inizio, nel cuore dello stadio Olimpico, il Ministro ci ha concesso il bis in esclusiva.
Torna allo stadio per vedere la Roma ma non trova la Curva Sud.
Sì, per me da tifoso vedere la partita senza la Curva Sud è brutto, non riesco ad immaginare una cosa del genere…
Come saprà, le curve sono state chiuse per i cori contro i tifosi del Napoli, in base alla norma introdotta per contrastare la “discriminazione territoriale”. Anche da voi esiste questa norma o una simile?
In Olanda non abbiamo dei cori razzisti ma abbiamo, come in Italia, dei cori che sono legati alle tradizioni delle proprie squadre che in alcuni casi però danno fastidio, cori che comportano degli insulti, ma dato che si tratta di tradizione sono tollerati. Per esempio i tifosi dell’Ajax cantano sempre: «Noi siamo tutti ebrei» e tutti quelli che non sono ebrei devono stare seduti, tutti quelli che invece lo sono devono alzarsi. Allo stadio ci sono anche mussulmani che cantano “siamo tutti ebrei” perché è tradizione, non la vivono come un’offesa alla propria religione…
Quindi niente sanzioni?
No, vengono accettati. È tradizione. Non ci sono sanzioni. Come in Italia anche in Olanda ci sono rivalità territoriali. Per esempio io sono di Roda, una cittadina del Sud, e al Nord dicono che siamo tedeschi perché siamo vicini al confine con la Germania. Ogni volta che ci incontriamo i tifosi del Nord ci cantano: «Erano dalla parte sbagliata della guerra», «erano fascisti» e così via… Cosa, tra l’altro, non vera… Poi, certo, anche da noi sono successi episodi gravissimi, tremendi. Come quando i tifosi del Feyenoord – che ora non lo fanno più – facevano il suono del gas per evocare le camere a gas dei nazisti durante l’olocausto… Una cosa terribile, scioccante, gravissima. Ora fortunatamente, dopo una pesante sanzione, non lo fanno più.
Le curve sono state chiuse per il coro: “Oh Vesuvio lavali col fuoco”.
Sì, lo conosco…
Una norma che come pena comporta la chiusura di interi settori dello stadio punendo quindi anche gli “innocenti”. Anche da voi funziona così?
In Olanda c’è la possibilità di punire il pubblico ma per razzismo (come richiede anche la Uefa, ndr), non per discriminazione territoriale. C’è però anche la possibilità di sanzionare il pubblico quando viene insultato l’arbitro. Il direttore di gara può decidere di sospendere la partita quando questo avviene.
Non sarebbe più giusto punire i singoli responsabili?
Sì, sarebbe più giusto punire i singoli responsabili piuttosto che tutto il settore. La tecnologia potrebbe aiutare in questo.. Se io sono in un settore e a 100 metri da me ci sono delle persone che cantano un coro “sbagliato”, io cosa posso fare? Che colpa ho? Comunque, non conosco abbastanza la situazione in Italia per poter giudicare.
I tifosi della Roma hanno deciso di contestare questa norma continuando a cantare provocatoriamente i cori considerati “illegali”. Scelta giusta o sbagliata?
(Dopo qualche secondo di riflessione risponde) Io credo che chi di competenza dovrebbe discutere la norma, mentre i tifosi la devono rispettare in attesa che venga cambiata.
Quindi lei aspettarebbe che la norma cambi in “silenzio”?
Sì, non giova ai tifosi e alla squadra farsi chiudere lo stadio.
Tifosi che in Italia hanno visto l’introduzione della “Tessera del Tifoso”. Sa di cosa si tratta? L’avete anche voi?
Sì, l’abbiamo anche noi e ne abbiamo bisogno per evitare che le persone che sono state “espulse” (i nostri “daspati”, ndr) possano tornare allo stadio con altri biglietti e devo dire che da noi funziona abbastanza bene.
Passiamo al calcio giocato. La precedente intervista la facemmo in un periodo in cui la Roma attraversava un brutto momento, ora, però, è cambiato tutto…
Sì, quando ci siamo sentiti lo scorso anno la Roma non andava benissimo… Ora vedo una Roma che non gioca solo per giocare bene ma gioca sempre per vincere. Quest’anno ho visto delle partite che normalmente la Roma non avrebbe vinto, mentre adesso le vince e queste sono le cose che fanno la differenza. Che ti permettono di vincere un campionato o meno. Anche quando la squadra gioca male gioca sempre per vincere.
Cosa è cambiato?
Potrei dire che l’andazzo è cambiato perché c’è Strootman… (ride, ndr). Ma non è solo questo, è cambiato l’atteggiamento mentale. Il centrocampo ha un controllo che non ho visto lo scorso anno, non solo per merito di Kevin ma anche di Pjanic che gioca in una maniera veramente stupenda. Poi ci sono De Rossi e Nainggolan che ha una forza incredibile, si è inserito alla grande.
Una squadra che si è ritrovata e che, secondo qualche giocatore, è «figlia della sconfitta della finale di Coppa Italia».
Quella partita l’ho vista in tv in diretta… Ha fatto tanto male, non è stata affatto piacevole… Non si poteva e non si doveva perdere quella partita.
Grandi risultati ottenuti anche per merito di Garcia.
Lui fa giocare la Roma come gioca il Manchester City, ha un atteggiamento inglese. In Italia nessuno fa giocare il centrocampo come gioca quello della Roma. La Juventus gioca più avanti, il Napoli più indietro. La Roma ha un equilibrio che mancava.
Equilibrio portato anche da Strootman.
È brava la nostra lavatrice eh… (ride, ndr). Mi fa piacere vedere Kevin Strootman che è un giocatore che conosco da diversi anni. Un giocatore che ha fatto una carriera stupenda. Mi piace molto, mi ricorda Mark van Bommel che ha giocato anche in Italia, al Milan. È un tipo di giocatore con forza, con temperamento. Non per niente qui è stato chiamato la “lavatrice”… (sorride, ndr).
In Olanda era considerato un grande giocatore già prima di venire alla Roma?
Sì, lui giocava nello Sparta Rotterdam poi è andato al Psv dove ha fatto molto, molto bene. Un grande acquisto per la Roma, speriamo di non perderlo in futuro.
A parte Strootman, a cui è legato per ovvi motivi, per quale giocatore della Roma stravede?
Neanche il tempo di finire la domanda che risponde Francesco Totti. Il Capitano per me non è solo un giocatore di calcio, è una persona che ha un sentimento di responsabilità per la società, è un esempio per due generazioni. Speriamo che giochi ancora per almeno altri cinque anni, anche se è improbabile… Perché è un punto di riferimento per i giovani di Roma e non solo. Lui dà un immagine di una società solidale, una società che vorremmo vedere sempre. Aiuta chi ha bisogno, aiuta i giovani, anche attraverso la sua scuola calcio, fa delle cose per Roma. E’ importante. Anche il suo comportamento in campo è esemplare, è un esempio per tante persone.
Lo scorso anno lei raccontò degli scarpini e della maglia di Totti che tiene a casa come dei cimeli.
Sì, qualche anno fa, c’era ancora la famiglia Sensi, andai a Trigoria e mi furono donati gli scarpini di Francesco e una sua maglia su cui lui mi scrisse una dedica molto, molto carina. Ci tengo molto.
Adesso punta alla maglia di Strootman?
(ride, ndr) Vediamo che possiamo fare… Sì, magari qualcosa di Strootman…
Il Ministro, subito dopo quest’intervista, ha incontrato i dirigenti giallorossi che gli hanno poi donato la maglia del centrocampista olandese, con cui ha avuto un breve incontro dopo la gara. Prima di salutarci, però, il Ministro ci ha tenuto ha ribadire un concetto chiave: «Forza Roma».