La Repubblica (M. Juric) – Un gol per passare da oggetto misterioso a beniamino di un’intera tifoseria. È questa la parabola di Saud Abdulhamid, terzino della Roma protagonista assoluto della vittoria contro il Braga. Da giovedì sera i meme sui social si sprecano. Il paragone con Cafu, terzino brasiliano della Roma dello Scudetto, è quello più usato. Si contano decine di fotomontaggi, così come i soprannomi: Pendolino Saud, Cafulhamid fino alla quasi blasfema intitolazione della Curva S(a)ud. Un’isteria collettiva nata quasi per scherzo durante l’estate e alimentata nel corso dei mesi grazie a quel sorriso stampato in volto che Saud mostrava anche nei momenti più bui della squadra.
Saud contro Lecce e Braga ha dimostrato di essere molto più di una simpatica mascotte dello spogliatoio. O una mossa commerciale dei Friedkin per aprire le porte del mondo arabo. È un giocatore vero, capace di apprendere in fretta le differenze tra il calcio del suo Paese, fatto principalmente di petroldollari, e quello Europeo.
Nel suo Paese è un idolo. L’uomo che ha portato il calcio arabo in Europa e uno dei testimonial più importanti per il Mondiale del 2034. Il gol al Braga è diventata in poche ore la notizia sportiva del giorno. A Trigoria tutti ne parlano bene e ha stretto un legame speciale con Koné e Ndicka. Ora arriva il difficile: confermarsi. A partire da domenica contro il Como dove Pendolino Saud è pronto a giocarsi una maglia da titolare con Celik.