La Repubblica (A.Sorrentino) – C’erano Antonio Valentin Angelillo e José Altafini a vent’anni, chissà che spettacolo. C’erano John Charles nel pieno del vigore atletico e i fringuelli Kurt Hamrin e Miguel Montuori al massimo della loro velocità. Era il campionato 1958-1959: torneo a 18 squadre, scudetto al Milan di Altafini (e anche di Liedholm, Schiaffino e Cesare Maldini), capocannoniere Angelillo (col record di 33 gol) e 897 reti totali, media di 2,93 a partita. Dopo 58 anni, la serie A sta tornando a produrre gol come in quell’epoca premoderna del calcio. Ora siamo a quota 946 reti, media di 2,86 per gara, la più alta dal 1959. In assoluto solo in 12 campionati, su 86 a girone unico dal 1929, si è avuta una media realizzativa maggiore di 2,86, e sempre tra il 1929 e il 1959. Si segna moltissimo e se c’è chi esulta perché i gol sono la bellezza del calcio, sul piano tecnico non è affatto una buona notizia, anzi: il livello medio della serie A, Juventus ovviamente esclusa, è in calo, come attestano le coppe europee degli ultimi anni, e ormai tutti sanno che 20 squadre sono troppe, ma nessuno proverà a diminuirle: più partite corrispondono a più dirette tv, e ci siamo capiti. Ma basta osservare le gare di questo campionato per annotare orrori in serie, difese che si aprono al passaggio avversario, difensori che guardano il pallone e non l’uomo, squadre che soprattutto nel ritorno, in mancanza di obiettivi, hanno smesso di giocare con intensità. Senza intensità non si difende bene, e in assoluto si gioca male al calcio.
GOL – L’ultima giornata ha portato il record di marcature (48) e pure tre rigori sbagliati. Nei prossimi cinque turni, con la maggior parte delle squadre spensierate perché scudetto, zona coppe e zona retrocessione sono quasi risolte, arriveranno altre messi di gol, e magari la media di 2,86 salirà, mentre si supereranno di slancio i 1000 gol, traguardo non a caso valicato già negli ultimi tre tornei e prima solo nei campionati dal 1947 al 1952, nella A a 20 o a 21 squadre del dopoguerra, nei tornei della ricostruzione civile e calcistica dell’Italia. Curiosità: il torneo con meno gol in assoluto fu nel 1972-1973, media di 1,87 a gara, e in genere i campionati degli anni ’70 e ’80, a 16 squadre e con un livello altissimo della competizione (non a caso la Nazionale fu quarta e prima ai Mondiali ’78 e ’82) furono quelli con le medie realizzative più basse.
CANNONIERI – Non ammiriamo più, purtroppo, i gol che ci facevano sussultare di Van Basten, Ronaldo, Maradona, Baggio o Batistuta, tanto per citare i primi mostri che ci vengono in mente, ma se neppure loro segnavano così tanto in serie A come quelli di adesso, ci sarà più di un motivo. Quest’anno, da Dzeko a Immobile, già in sei hanno superato quota 20 gol, altro record per la A. Addirittura in 25, tra centravanti, ali alla Perisic o alla Iago Falque e centrocampisti alla Nainggolan, hanno segnato 10 o più reti. Così la lotta per il titolo di capocannoniere sarà quella che incendierà davvero il finale di stagione, e se ne sono avuti alcuni indizi proprio nell’ultimo turno: Dzeko che litiga con Spalletti perché lo sostituisce a Pescara, Belotti che manda a quel paese Iago Falque perché non gli dà l’assist. Poi c’è stata Wanda Nara che dopo l’orrenda figura dell’Inter a Firenze ha pensato bene di twittare la sua gioia per i tre gol di Icardi, ma qui siamo su un altro piano.
PAREGGI – Le statistiche Opta segnalano che la serie A attuale è, tra le cinque grandi leghe europee, quella in cui si pareggia meno: solo il 21% delle gare è finito senza vincitori. Segno di equilibri sempre più volatili e di una chiara supremazia delle prime 6-7 squadre del torneo sulle altre. Gli analisti internazionali, che ormai proliferano insieme alle aziende di scommesse, segnalano che la serie A è ormai un torneo in cui «di rado i pronostici vengono smentiti dal campo». Invece una volta eravamo quelli che «non sei sicuro di vincere contro nessuno, nemmeno con l’ultima». Tempi andati.
SPETTATORI – Il livello tecnico in calo a occhio nudo, e le dirette televisive di ogni partita (in questo senso siamo un caso unico al mondo) stanno svuotando gli stadi da anni, per forza di cose. In questa stagione la media si attesta sui 21.891 spettatori per gara, la più bassa di sempre. Si vede che il pubblico ha capito tutto ed è ben più furbo, o forse addirittura più competente, di commentatori e trombettieri che continuano a raccontarci di un campionato che sarebbe ancora il più bello e il più difficile al mondo, contro ogni evidenza dei fatti.