Il Messaggero (A. Angeloni) – Sa perfettamente di avere gli occhi puntati addosso; sa con altrettanta certezza che il suo lavoro verrà valutato con attenzione maniacale. Lo sa, gli piace anche. Darcy Norman non è uno di quei preparatori atletici a cui piace lavorare dietro le quinte, quello che si piazza a bordo campo per osservare il lavoro del gruppo. Lui è nel gruppo, lo dirige, lo raccoglie. E’ l’oggetto e il soggetto della preparazione new age. Dirige, urla in maniera militaresca, alterna qualche parola in italiano, poi tedesco o inglese, puntualmente tradotto da Claudio Bisceglia, ricordato recentemente da Luis Enrique dopo la vittoria in Champions con la Juventus.
SERGENTE GENTILUOMO – Non chiamatelo sergente di ferro, ama solo essere definito un professionista serio, rigoroso. Per noi un sergente gentiluomo. Distribuisce ordini di lavoro e, quando la tensione aumenta, si sbraccia verso il pubblico e chiama l’applauso, che arriva puntualmente. Chi sta in tribuna guarda lui, non i giocatori. Che intanto eseguono, ma per una volta, non sono i protagonisti. Così come Garcia, in disparte ad aspettare il suo momento, quello del lavoro tattico, che ci sarà nel pomeriggio. Strano per uno come Rudi, che nasce preparatore atletico, ma con Norman convive con il sorriso. Per ora, questo, è inevitabilmente il ritiro di Darcy, cinquant’anni portati meravigliosamente. L’uomo della provvidenza sembra un ragazzino. Tutti lo seguono, come un’orchestra fa con il suo direttore. I fatti ci diranno se questo maniacale lavoro funzionerà in un gruppo, a detta di tutti e soprattutto del presidente Pallotta, uscito fisicamente demolito dall’ultima stagione. A farne le spese il vecchio preparatore, Paolo Rongoni, più l’addetto al recupero infortuni Franco Chinnici (è rimasto Luca Franceschi, ultimo pezzo dell’era Spalletti: non c’è più nemmeno Aurelio Andreazzoli). Al fianco di Norman, c’è Ed Lippie, filosofo del fitness, un passato nella Raptor diretta da Pallotta. Si occupa del recupero degli infortunati e in questi giorni guida assieme a Norman tutta la preparazione atletica del gruppo.
UN PASSATO VINCENTE – Di sicuro il lavoro di questo quotato preparatore canadese (ingaggio top, circa 500 mila euro a stagione) e ex atleta ha funzionato in passato, nella Nazionale tedesca, nel Bayern di van Gaal, è andata bene anche la sua esperienza nel ciclismo. «Di metodi ce ne sono tanti, di principi ce ne son pochi», è il suo motto. Norman fissa i suoi quattro punti: 1) atteggiamento mentale, 2) movimento, 3) nutrizione e 4) il recupero. Il poker vincente. «Ogni calciatore deve sapere dove deve migliorare, poi lavorare su quello». Quindi: si comincia con un lavoro generico (per adesso corsa e molti esercizi isometrico-posturali) per poi deviare su quello personalizzato secondo i test di valutazione. Il famoso braccialetto di cui si parla, viene portato soprattutto durante la notte e dirà non tanto quanto i giocatori riusciranno a dormire, ma come. La qualità del sonno, oltre all’alimentazione, è fondamentale per il recupero, tutto questo in vista degli impegni ravvicinati che aspettano la Roma. Un Gps invece racconterà le distanze percorse quotidianamente dai calciatori: essere brillanti e poco predisposti agli infortuni, questo lo scopo.Rientra nella casualità lo stop di ieri pomeriggio di Florenzi: rinvio del pallone con troppa forza, un dolore al ginocchio, il campo lasciato con tanto di manata alla porta dello spogliatoio. Si è riacutizzato un problema che aveva avuto prima del doppio impegno di giugno in Nazionale (borsite). Ovvio, Norman non c’entra niente. Ma non si comincia benissimo per Alessandro.
METODI E STRUTTURE – A Trigoria ha introdotto macchinari e novità tecnologiche molto gradite dalla società, anche a Pinzolo ha voluto personalizzare la palestra, rigorosamente a vista sul campo di allenamento. Investimenti pesanti, che dimostrano come questo nuovo professionista abbia avuto carta bianca su tutto, strutture e metodi. La squadra sarà pronta per volare, poi toccherà a Garcia darle la rotta.