Inizia finalmente a delinearsi il futuro di campo Testaccio, il primo storico stadio della Roma. Secondo i giudici del Tar, quel che rimane del glorioso rettangolo verde calcato da Amadeo Amadei e Fulvio Bernardini deve essere riconsegnato al Comune. Si chiude così il primo match del lungo contenzioso che negli ultimi due anni ha visto contrapposti il Campidoglio e il Consorzio romano parcheggi, la società che avrebbe dovuto realizzare una serie di box interrati e un parcheggio da 70 posti per poi ricostruire il campo con tribune e spogliatoi.
I lavori iniziati nell’aprile del 2012, però, si sono fermati quasi subito: è del 7 novembre dello stesso anno l’atto con cui l’ex sindaco Gianni Alemanno revocava i permessi a costruire al Consorzio. Impugnato davanti alla giustizia amministrativa, ieri quel provvedimento ha ricevuto il placet dei magistrati di via Flaminia. Per il Tar, infatti, i costruttori (che lamentavano problemi con il sistema di fognature) “non hanno dato l’avvio ai lavori nei termini previsti in convenzione”. Ancora, secondo i giudici, l’azienda non ha mai risposto alle diffide inviate dal Comune e non ha sgomberato i propri magazzini dai reperti archeologici rinvenuti durante gli scavi preliminari come richiesto dalla Soprintendenza per i beni archeologici.
Così, ridotto a un cantiere a cielo aperto da ormai oltre due anni, campo Testaccio torna in possesso del Comune. Ora la speranza dei più nostalgici tra i tifosi, quelli che negli ultimi mesi si sono occupati della manutenzione del vecchio tempio giallorosso con decespugliatori e sacchi dell’immondizia, è che la dirigenza americana della Roma sia interessata a riqualificare l’area insieme al Campidoglio. Prima di formulare ogni piano, bisognerà comunque attendere la pronuncia del Consiglio di Stato: “La sentenza del Tar è infondata – spiega l’avvocato del Consorzio romano parcheggi, Giuseppe Lepore – e per di più disattende parzialmente le indicazioni del Consiglio di Stato (che un anno fa sospendeva gli effetti della revoca del permesso a costruire disposta dal Comune, ndr). La impugneremo senza dubbio e torneremo a chiedere 9 milioni di euro di danni al Campidoglio”.
La Repubblica