Testa, Pjanic e colpo di genio. Così la Roma sfida i marziani

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La Gazzetta dello Sport – Riconoscere la superiorità del rivale è già un passo avanti per cercare di fermarlo e, chissà, provare la missione impossibile di batterlo di batterlo. Contro il Barcellona ci vuole ancora un uomo davanti alla difesa (potrebbe essere Keita) per frenare le incursioni dei centrocampisti, e gli esterni dovranno fare gli straordinari.

Soprattutto Florenzi, che avrà a che fare con Iniesta, l’uomo che più innesca i tre marziani. Il Barça di Guardiola faceva un gran pressing alto in fase di non possesso e una volta recuperata palla si «riposava» col tiqui-taca in attesa della fiammata dei fenomeni che puntualmente arrivava. Quello di Luis Enrique fa lo stesso pressing, ma ha più modi per andare in buca. Anche coi lanci lunghi. In Champions ha una media di 52 lanci a partita. I dati impressionanti però sono la media della verticalizzazioni (203,75) e delle giocate (30) e i tiri da dentro l’area (13). La Roma ne fa poco più della metà. Per questo i giallorossi dovranno chiudere le linee di passaggio, la battaglia si giocherà soprattutto sul pressing: il portatore di palla deve essere asfissiato, gli spazi controllati. E infine cercare di sfruttare quelle poche occasioni che si avranno, con Pjanic a pescare Dzeko.

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