Alzi la mano chi dopo aver appreso la notizia della nomina di Garcia come nuovo tecnico della Roma, è rabbrividito soltanto al pensiero di dover tornare al 4-3-3, quel modulo che ha segnato la rovina di questa squadra, sia quando al comando c’era Luis Enrique sia con Zeman in panchina.
E’ vero i numeri non sono cambiati, solo quelli dello schema però, perché sono diversi e di molto quelli dei risultati. Ciò è dipeso da tantissimi fattori che riguardano tutti e tre i reparti.
La difesa: Zeman aveva l’abitudine di propendere a tenere la linea difensiva a ridosso del cerchio di centrocampo, ritrovandosi in difficoltà in caso di ripartenza, problema che il sergente francese ha risolto. Garcia insiste con i suoi affinché, in fase di non possesso, ci siano addirittura due linee di giocatori dietro alla palla, prevenendo qualsiasi tipo di contropiede. Inoltre i terzini tendono a prestare molta più attenzione alla fase difensiva, rinunciando magari a proporsi sulla fascia, specialmente quando la squadra già si trova in vantaggio; proposizione che invece Zeman pretendeva a tutti i costi.
Il centrocampo: questo reparto è forse il vero punto di forza della Roma di impronta francese. Mentre nell’anno passato il centrale, interpretato da De Rossi e talvolta da Tachtsidis, aveva il compito di impostare il gioco, con Garcia, Capitan Futuro ha un ruolo estremamente difensivo, che poco si distacca dal compito di libero. Le mezzali, invece, sono dei veri e propri interditori, che alternano un’ottima fase di copertura ad innumerevoli verticalizzazioni. Zeman, che spesso schierava Bradley e Florenzi in quei ruoli, e che delegava Marquinho come prima riserva, insisteva nel voler vedere quest’ultimi proporsi con continui inserimenti, affidandogli dei compiti prevalentemente offensivi.
L’attacco: il boemo richiedeva profondità alle ali, per fornire numerosi assist diretti alla punta centrale o per gli inserimenti dei centrocampisti (la coppia Totti-Lamela ha raccolto infatti ben 16 assist vincenti). Garcia invece il settore offensivo in modo completamente diverso: Le ali sono molto più veloci e spesso non optano per la profondità, ma tagliano verso il centro per tentare direttamente la conclusione in porta. La convivenza Florenzi – Gervinho è inoltre resa possibile e anzi sfruttata al massimo per la presenza di Totti che agisce da “falso nueve”, andandosi a prendere la palla nella trequarti.
Altra arma letale riscoperta dai giallorossi è l’opzione di tirare quando vedono lo specchio della porta, scelta che l’anno scorso non veniva mai presa in considerazione e che quest’anno si è già rivelata decisiva in più occasioni: De Rossi, Ljajic, Totti e Pjanic, sono andati tutti a segno con tiri da fuori.
Nell’assetto dei record staremo a vedere come cambieranno ancora le cose con l’infortunio di Francesco Totti, il capitano infatti potrebbe essere costretto a restare fuori per almeno un mese, saltando in ogni caso sia l’appuntamento contro l’Udinese sia la sfida casalinga con il Chievo, e ancora con lo speriamo non più troppo lontano recupero di Mattia Destro.
Umberto Ruggeri