La Repubblica (M.Crosetti) – Tra le squadre che più stanno spingendo per la ripresa del campionato c’è sicuramente la Lazio. I biancocelesti fin dalle prime settimane hanno rilasciato molte dichiarazioni in questa direzione. L’ultimo in ordine temporale è Igli Tare che ha detto:
Volete continuare il campionato solo per interesse personale?
Chi lo dice non ha capito niente. Ci sono ancora 36 punti in ballo e la Lazio non è così egoista o sciocca. Ma sappiamo che il calcio dà da vivere a 370 mila persone, se si ferma sarà fallimento per tanti e l’Italia perderà pezzi di storia non solo sportiva. Sarà un disastro sociale. Fermarsi adesso vuol dire, quasi certamente, non ripartire neanche a settembre: molti mesi di inattività sarebbero allucinanti.
Tanti rischi, molta confusione, e un ministro dello sport che rema contro. Perché?
Non posso pensare che il signor Spadafora sia così irresponsabile da farlo apposta, ma di certo esistono governi in Europa che vogliono aiutare il calcio: la Germania, la Spagna, l’Inghilterra. In Italia non è così, e neppure in Francia dove hanno bloccato tutto in maniera definitiva: e io penso che il governo francese perderà molte cause civili con i club. Evitiamo un’estate in tribunale anche noi. Ci stanno prendendo in giro, queste continue complicazioni sono ridicole. Siano più chiari oppure le conseguenze si riveleranno enormi: economiche, sociali, sportive e psichiche.
Perché psichiche?
La gente è in sofferenza nervosa e il calcio è terapeutico. Ne abbiamo bisogno in tanti. Il pallone può essere il segno della vita che ricomincia davvero.