L’Espresso (E.Camilli) – Quando è partito dal piccolo villaggio di Bakoteh voleva arrivare a gareggiare ai massimi livelli, con quei campioni visti in tv. Ci è riuscito in pochi anni, ma i passaggi che ha dovuto attraversare sono stati difficili e dolorosi. Ebrima Darboe, classe 2001, originario del Gambia, è il calciatore rivelazione della Roma. Ha fatto il suo esordio da titolare prima in Serie A, poi in Europa League, incassando i complimenti dei compagni di squadra e dei campioni del Manchester United.
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Un amico fraterno gli aveva detto: “Prova ad andare in Europa, farai strada“. Quando la famiglia ha messo insieme i soldi, Ebrima ha provato a chiedere un visto, ma i documenti non sono mai arrivati. La scelta obbligata è stata quella più insicura di un viaggio via mare. Partito da solo a 14 anni, si è imbarcato nel 2017 su un gommone, dopo essere passato per l’inferno dei centri in Libia. Salvato dalla Guardia Costiera, è stato accolto prima a Catania, poi a Rieti. Nella cittadina dell’alto Lazio il suo progetto di vita ha iniziato a prendere forma. Ha chiesto e ottenuto di giocare nella squadra locale, lo Young Rieti. Ed è proprio durante un allenamento che al ragazzo si presenta l’occasione tanto attesa, Miriam Peruzzi, una talent scout di giovani promesse, è sugli spalti dello stadio come giurata per un torneo, che a sua volta, ammirando l’intelligenza delle sue giocate, decide di contattare la Roma.
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La squadra decide di investire su di lui, gli fa un contratto per permettergli di convertire la protezione in un permesso di soggiorno per lavoro (protezione abolita una volta raggiunta la maggiore età). Una volta tesserato, viene inserito nella Primavera della Roma, dove fa un percorso di crescita che lo porta a giocare titolare prima contro la Sampdoria e poi contro lo United. Nei giorni in cui le migrazioni tornano nell’agenda pubblica e politica, l’esordio in Serie A di Darboe restituisce un volto e una storia alla contabilità propagandistica sull’aumento degli sbarchi e il pericolo invasione. “Colpita da questo ragazzo, arrivato da minore non accompagnato facendo un viaggio che lui stesso definisce difficile. Colpisce che sia riuscito a riprendersi, a ripartire e a realizzare il suo sogno” sottolinea la portavoce in Italia dell’Unhcr, Carlotta Sami.