Corriere dello Sport (R. Maida) – Guardi i numeri e pensi: dai, mica male. Otto reti in stagione, una ogni 198 minuti giocati, alla prima esperienza fuori dall’Inghilterra. Più 7 legni colpiti e un gol, quello contro la Juventus, annullato ingiustamente. Eppure Tammy Abraham ancora non è stato del tutto convincente, soprattutto in relazione al grande investimento della Roma: 40 milioni da pagare anno dopo anno al Chelsea, con contestuale partenza di Dzeko regalato all’Inter.
Dopo aver riposato suo malgrado in campionato, cercherà di scalare la classifica cannonieri di Conference League domani sera a Sofia: finora è a quota 4, uno in meno del capofila Laborde del Rennes. Con le difficoltà che Mourinho sta incontrando per tenere la barra dritta in Serie A, la vetrina internazionale diventa un’occasione da non perdere per la Roma. Che contro il Cska deve vincere e poi augurarsi che lo Zorya Lugansk, già eliminato, fermi sul proprio campo il Bodo/Glimt. Altrimenti sarà necessario uno spareggio complicato di andata e ritorno con una delle terze dei gironi di Europa League per conquistare gli ottavi di finale.
Abraham “non è un problema per la Roma”, come ripete Mourinho. Semmai può rappresentare una soluzione, se riuscirà a calarsi definitivamente nel ruolo di centravanti feroce. Fino a questo momento ha reso meglio quando ha giocato un altro attaccante vicino, si trattasse di Shomurodov o Zaniolo. Ma al di là del modulo, deve integrarsi con i meccanismi della squadra per essere decisivo.
Lo è stato due volte in campionato, contro Udinese e Torino, partite vinte 1-0 con un suo gol. Però ci sono stati tanti altri momenti in cui la sua presenza è stata marginale, quasi indifferente al gioco. Mourinho si aspetta di più in questo senso da lui, che per entusiasmo e abnegazione ha sempre garantito una partecipazione impeccabile.