Il Messaggero (A.Angeloni) – Se l’attacco è così diretto, ci sta che uno ci resti pure male. E’ sempre complicato, del resto, essere messo così duramente di fronte alla realtà. «L’errore sul gol di Medel è suo, non era un tiro di Neeskens. Non ha avuto l’exploit sul gol preso: un portiere di questo livello ci deve permettere con la sua grande qualità di fare l’exploit», parole e musica di Rudi Garcia, subito dopo la partita: nel mirino Szczesny. L’errore è del polacco, e più o meno se ne sono accorti tutti, anche se Ruediger ci mette del suo, girandosi come un bambino alla scuola calcio. Che succede, Wojciech? Whats’up, direbbero in Inghilterra. Nulla di particolare, forse. Ma che qualcosa non vada e che il rendimento di Szczesny sia in sensibile calo, appare evidente. Non è una crisi, ma ci si può trasformare. A Roma c’è questa tendenza: i portieri arrivano bravi e se ne rivanno distrutti. Si spera che SZC non faccia la fine di Stekelenburg, del quale si sono perse le tracce ormai da un bel po’. Il portiere polacco aveva stupito tutti, per forza e personalità, dalla sera dell’infortunio (Roma-Barcellona), qualcosa è cambiato: si sente meno sicuro, sbaglia di più. Il primo segnale è arrivato a Borisov, dove ha preso un paio di gol da pollo. Errori di posizione, valutazioni errate, scarsa attenzione. A San Siro, lo abbiamo visto buttarsi a rallentatore sul tiro di Medel, non di Neeskens. Come se avesse perso l’esplosività. Insomma, il portierone che ha tolto la palla di Bonucci dalla linea della porta, in questo momento è in stand by, in modalità uso-aereo. E le dichiarazioni di Garcia? O ti aiutano o ti uccidono, anche se Szczesny ha mostrato carattere (e simpatia, a proposito: il video della mamma che girava dentro casa con un monopattino elettrico dentro era spettacolare) e non si abbatterà. Il tecnico, è chiaro, ha voluto spronarlo, pur restando l’unico deputato alle scelte: Szczesny o De Sanctis, ora il dualismo torna d’attualità.
L’Arsenal lo ha solo prestato alla Roma, quindi il suo futuro è tutto in ballo. I suoi rapporti non idilliaci con Wenger hanno lasciato aperto uno spiraglio, oggi torna in discussione e non per gli errori che ha commesso o per la formula con cui è stato trasferito a Roma, ma per quello che ha dichiarato lunedì scorso a Sky. Sincero. «Se un anno fa mi avessero detto che sarei andato a Roma avrei pensato che fosse impossibile. Mi vedevo all’Arsenal per tutta la mia vita ed è ancora quello il mio sogno. Per me è una famiglia e se mi dovessero dare un’occasione giocherei per loro. Qui a Roma i tifosi sono sempre stati fantastici, non so cosa accadrà, nove mesi nel calcio sono lunghi, le cose possono cambiare», con affetto, Szczesny. Sincero e due: «L’errore di Borisov? Mi prendo la responsabilità dei miei errori, contro il Bate ne ho commesso uno brutto. A Garcia ho detto che non ha senso parlare della prestazione della squadra dopo uno sbaglio del genere. Non mi fa piacere ammetterlo ma succede. Ma ora è passato». Sincero e tre. «Wenger? Non l’ho mai odiato, gli devo molto. Mi sono sempre preso la responsabilità dei miei errori senza creargli problemi. La storia della sigaretta (fumata nello spogliatoio, poi la multa ndr) è vera, ma è falso che avevo litigato con il tecnico». Aveva la stima di Wenger, che poi ha preso Cech; ha la stima di Garcia, che però lo ha beccato dopo la partita con l’Inter. Ora sta a Szczesny ritornare ai suoi livelli. E poi il preparatore Nanni gli dovrà dare una mano.