La Gazzetta dello Sport (D. Stoppini) – «Coso» lo vorresti come portiere del tuo condominio, pronto a salvarti da una tigre che per uno strano motivo passeggia sotto casa, pronto pure a tuffarsi per salvarti da un’onda anomala in piscina, a suonare la tua canzone preferita al pianoforte o a chiedere le uova (pardon, la maglia) al portiere del condominio vicino, Buffon. «Coso» lo vorresti pure come compagno di squadra, se in due partite tra Verona e Juventus ti porta tre punti in classifica.
Se ancora prima di arrivare a Roma comincia a studiare l’italiano, «perché so che mi servirà molto in campo». Se la seconda cosa che fa a Trigoria, dopo aver firmato il contratto, è chiedere (e ottenere) l’armadietto a fianco di quello di Morgan De Sanctis, l’uomo con cui sapeva già sarebbe entrato in competizione. «Coso» è un mucchio di consonanti, Szczesny, che è valso un fotomontaggio virale sui social il giorno della presentazione, «perché tanto il cognome vero non lo impareremo mai». E invece oggi suona quasi musicale: Rudi Garcia l’ha piazzato tra i pali, gli ha chiesto di dare tranquillità alla squadra con le giocate di piede e niente più.
La promessa Perché poco altro c’è da dire a un portiere che, appena ha saputo che l’Arsenal avrebbe preso Cech al suo posto (unico acquisto dei Gunners di questa estate) si è infilato nell’ufficio di Wenger e gli ha detto: «Ora mi mandi a giocare. Ma in prestito, perché un giorno mi richiamerai a fare il titolare». È una partita aperta, ma la Roma in questo senso una promessa l’ha strappata: nel contratto non c’è diritto di riscatto. Ma se le strette di mano hanno un valore, il prestito potrà diventare biennale, se Cech dovesse proseguire la sua avventura con i Gunners almeno fino al 2017.
Carattere Szczesny a Roma era già stato in vacanza. Ora ci vive, per lavoro. Ha preso casa al Torrino, con piscina dove poter piazzare una ciambella e tuffarsi dentro come in un video che ha fatto tremare qualche tifoso della Roma: «Non farti male, oh!».
È figlio d’arte: il papà Maciej era titolare della Polonia. Oggi commenta calcio ma solo in tv, non con il figlio Wojciech, che lo rimproverò per essersi lasciato andare ad alcune affermazioni pesanti su Wenger. Carattere forte, della Roma gli piace dire: «Giocare qui è come aver vinto alla lotteria». Devono averlo pensato pure i tifosi dell’Arsenal: il giorno dopo la vittoria nel derby col Tottenham grazie a una sua parata, Szczesny postò un video mentre al pianoforte suonava le note di «When the Spurs go marching in».
Personalità a mille, l’hanno capito pure a Roma. Dopo il pareggio-flop di Verona ha detto: «Se vuoi lo scudetto, partite così devi vincerle». Ha vinto quella dopo, con una parata su Bonucci al minuto 92 che ha fatto dire a Pallotta «questa è stata la giocata della partita». Poi, dopo il match, è andato a chiedere la maglia a Buffon: la «leggenda» e… Coso. Portato a Roma dallo stesso agente di Ashley Cole: forse è stato solo un modo di farsi perdonare.