La Gazzetta dello Sport (M. Laria) – Nell’ultima classifica di Forbes sulle squadre sportive che valgono di più al mondo ci sono 29 franchigie di Nfl, 12 di Nba, 3 di Mlb, e poi 3 club di Premier League, 2 di Liga, 1 di Bundesliga e 1 di Ligue 1. Nessuno di Serie A. I prezzi delle squadre di calcio italiane sono relativamente bassi, e molti ritengono che siano sottostimati. Tra questi gli investitori americano che, negli ultimi anni, hanno eletto il Belpaese a territorio di caccia preferito. Il comune denominatore è il seguente: investo su un’azienda in difficoltà economica e/o dalle grandi potenzialità scommettendo sulla sua valorizzazione in un arco temporale di medio-lungo periodo.

Nove proprietà nordamericane: otto statunitensi (Atalanta, Fiorentina, Inter, Milan, Parma, Roma, Venezia e, ultimo, Verona) e una canadese (Bologna). Qual è, allora, il potenziale che dall’estero intravedono? La Serie A ha un fortissimo legame con il territorio nazionale: nonostante gli scandali e le crisi, sono sempre circa 30 milioni gli interessati al campionato. Ma non ha ancora compiuto un salto di qualità in termini manageriali e di visione. Non a caso, quando rilevano il controllo di un club italiano, gli investitori americano tendono a dare fiducia alle aree sportive del club.

Di sicuro puntano tutti sullo stadio come leva di sviluppo. Da Friedkin a Saputo, da Oaktree a RedBird, da Krause alla cordata del Venezia, tutti stanno tentando di mettere a terra un progetto immobiliare. L’altro fronte è quello dell’internazionalizzazione. I club italiani fanno generalmente fatica a sviluppare i propri marchi fuori confine.