Corriere dello Sport (J. Aliprandi) – Tanta rabbia nello spogliatoio e anche delusione. Perché il gol è arrivato soltanto per due disattenzioni in un’unica azione, dopo sessanta minuti di equilibrio grazie anche alle grandi parate di un ragazzo che adesso tra i pali è diventato una certezza: «Dopo la partita siamo rimasti in silenzio nello spogliatoio, delusi e arrabbiati per il risultato», ha detto Mile Svilar a fine gara. «Siamo un gruppo di ragazzi bravi e di calciatori forti, meritiamo di più ma a volte la palla non vuole entrare, per questo sono dispiaciuto. Da diverse partite stiamo giocando bene, ma non riusciamo a segnare: è come se il dio del calcio stesse decidendo che in questo momento la Roma non deve girare al meglio. E siamo dispiaciuti per la gente, per non avergli dato il regalo che meritavano».
Cinque parate, tutte decisive e che hanno salvato il risultato fino al bolide scagliato in porta da Lautaro Martinez. Anche dopo altri due interventi decisivi per tentare il recupero, specialmente quel diagonale di Dumfries intercettato e deviato fuori dalla porta. Ha poca voglia di parlare Svilar, anche in conferenza stampa a fine partite ha parlato di rabbia e sfortuna, e uscendo dalla sala digrignando i denti per una sconfitta che proprio non ha digerito. «Io leader? Non mi ci sento, siamo tutti uguali e penso solo a fare il mio lavoro». Anche per questo non ha voluto commentare le trattative del rinnovo del contratto, quanto mai meritato: «Non ci penso, devo solo pensare al campo e a nient’altro».
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