La Gazzetta dello Sport (V.D’Angelo) – Due facce della stessa medaglia. Da un lato l’amarezza per una sconfitta arrivata quando ormai l’epilogo ai rigori sembrava scontato, dall’altra la consapevolezza di aver messo paura all’Inter, una delle squadre più attrezzate del campionato. Alberto De Rossi preferisce soffermarsi più sul bicchiere mezzo pieno. Perché la crescita della sua squadra — costante e rilevante — in fondo forse ha sorpreso anche lui: «Il futuro della stagione sarà più roseo del previsto — sottolinea il tecnico della Primavera della Roma dopo la sconfitta in Supercoppa —, ci aspettavamo un anno di transizione, ma dopo le ultime prestazioni abbiamo capito che abbiamo tutto per essere competitivi da subito. E quindi adesso cambiano le prospettive e gli obiettivi. I ragazzi crescono, non dico che siamo tra i più forti ma di sicuro possiamo giocarcela con chiunque». Un avviso ai naviganti, insomma: la Roma c’è. E ha ragione De Rossi a sottolineare con orgoglio questo aspetto. A San Siro la sua Roma ha avuto la forza di reagire subito al vantaggio fulmineo dell’Inter e poi la qualità e il coraggio per provare a vincere: «Potevamo fare meglio nella ripresa, quando tutti avevamo la sensazione di averne di più degli avversari. Peccato non essere stati cinici, abbiamo avuto delle opportunità e tante situazioni favorevoli. Ci è mancato qualcosa negli ultimi metri».
I SINGOLI – Non sono mancate invece le buone indicazioni, soprattutto per quanto riguarda i singoli. L’asse Antonucci-Riccardi potrebbe fare invidia a moltissime squadre, come la regia di Marcucci e il lavoro di Meadows: «Era andato in Inghilterra ed ora è rientrato — dice De Rossi riferito proprio a Meadows —. All’inizio era un po’ defilato ma è cresciuto con i ‘99, è questo lo ha facilitato nell’inserimento. Ha gamba, è bravo con i piedi, può giocare ovunque, anche da terzino, e per un allenatore questo è fondamentale. Riccardi? Di lui non ne farei mai a meno. Ha un talento enorme e gioca sotto età. È stato bravo a entrare nel gruppo, ancor di più a rimanerci». Ecco perché il futuro, per dirla alla De Rossi, sarà roseo.