Corriere dello Sport (R.Maida) – E’ l’ultimo giocatore a lasciare lo stadio, quasi correndo. «Daje Kevin!» gli urla un tifoso particolare, cioè uno dei portantini dell’ambulanza che stanzia fuori dagli spogliatoi. Strootman mostra il pollice alto ma non c’è gioia nel suo volto. Ha segnato un gol a suo modo importante, perché ha riportato la bilancia dello scontro diretto a favore della Roma, ma è lo stesso giù di corda perché il suo amico Mertens, ex compagno di squadra al Psv, ha segato la rincorsa-scudetto e riaperto la volata per la Champions.
CARICA – «Noi non molliamo» assicura Strootman attraverso i social, lasciando uno spiffero aperto su tutte le competizioni in cui la squadra è impegnata. I tifosi apprezzino lo sforzo automotivazionale. Però tutto sembra improvvisamente diventato difficile per la Roma, in soli quattro giorni vissuti male all’Olimpico: non è finito tutto ma si è inceppato qualcosa. Quale che sia il problema, c’è un problema. Che va risolto al più presto, per evitare di infettare anche l’Europa.
INDISTRUTTIBILE – No, Strootman non può proprio festeggiare il terzo gol del suo campionato, l’ottavo in Serie A (curiosamente ha segnato a otto squadre diverse), perché dopo la domenica meravigliosa di San Siro, in cui aveva stritolato il centrocampo dell’Inter, è andato in grave difficoltà contro i palleggiatori del Napoli. Il peso delle tante partite forse si sente, a maggior ragione sulle spalle di un calciatore che veniva da due anni e mezzo di inattività, cominciati per l’infortunio al ginocchio capitato proprio contro il Napoli.
TESTE BASSE – L’umore flaccido della Roma è anche nel saluto a passo svelto di Totti, a cui Spalletti ha chiesto di allenarsi a fine partita con gli altri che non avevano giocato, nello sguardo spento dei brasiliani Bruno Peres, Emerson e Juan Jesus, nella faccia tetra di Mauro Baldissoni che sfreccia via dal pessimo sabato della squadra al bordo del suo Suv. Ed è anche nelle parole di Diego Perotti, tra i migliori nonostante la macchia della simulazione in area nel finale arroventato: «Non ci sono scuse. Forse è vero che siamo un po’ stanchi dopo tante partite, ma la verità è che non siamo riusciti a fare il nostro gioco. Alla fine con un pizzico di fortuna in più avremmo pareggiato però bisogna ricordare anche lo sviluppo precedente della partita». E’ tornato titolare in campionato dopo più di un mese ma non si è goduto la giornata: «Sono arrabbiato perché penso che la Roma sia più forte del Napoli. C’era l’occasione di chiudere la questione del secondo posto e invece abbiamo perso». Ora il Lione fa più paura: «Ma non dobbiamo esagerare. Non veniamo da un ciclo di 10 partite senza vittoria. Se ricominciamo a fare il nostro lavoro, rivedremo già giovedì in Coppa la Roma al suo livello».