Corriere dello Sport – Strootman, scudo giallorosso nato per attaccare

Kevin_Strootman

Nato per essere capitano, un capitano silenzioso che fonda la sua leadership sull’esempio. Strootman granitico, anche in senso figurato. Difficile trovargli difetti – eppure, chi non ne ha? – e infatti Van Gaal può rimproverargli una cosa sola: «Fuori dal campo Kevin non parla molto, ma questo dipende anche dal suo carattere» . Di poche parole, però aperto al dialogo con i tifosi, perché se sei un calciatore della generazione 2.0 non puoi sottrarti ai doveri dei social network. Lui si concede dimostrando anche il giusto pizzico d’ironia, per esempio postando quel fotomontaggio che fa spuntare le treccine di Gervinho sul corpo, e sulle gambe, del fulmine Bolt. In senso figurato, anche lui è un fulmine: in un anno è passato dalla B olandese a indossare la maglia della nazionale orange , trovando pure il gol. Granitico, ma con le idee chiare.

 

SINTESI PERFETTA – Il modulo di Garcia gli sta a pennello, i tifosi giallorossi lo coccolano, in molti si mangiano le mani per non essere arrivati in tempo sull’ex stella del Psv o, peggio ancora, per aver scelto altri giocatori (vero Moyes?). Lo Strootman che ha conquistato subito l’universo Roma è il centrocampista ideale, la sintesi perfetta tra forza e tecnica, l’uomo capace di alzare una diga in mezzo al campo e di rilanciare subito l’azione. Questione di fisico, innanzitutto: settantasette chili distribuiti su un metro e ottantasei centimetri d’altezza, abbastanza per spuntarla nei contrasti più duri, anche quelli aerei, ma senza pregiudicarne l’agilità.

 

EVOLUZIONE – Sintesi perfetta, equilibrio stabile tra fase difensiva e offensiva, mai troppo indietro rispetto al vivo dell’azione e mai fuori posizione per essersi fatto trascinare dalla voglia di attaccare. E’ per questo che Rudi Garcia lo vuole sul centrosinistra nella sua linea mediana a tre, sebbene l’olandese ai tempi del Psv abbia fatto quasi sempre da schermo davanti alla difesa. L’anno scorso l’ha fatto al fianco di Van Bommel che l’ha nominato suo erede, anche se Kevin ha dalla sua la tecnica e l’età: può andare molto più lontano del suo mentore. Questo equilibrio tattico è il frutto di una continua evoluzione. Al Psv giocava da regista davanti alla difesa, ma a inizio carriera nello Sparta Rotterdam si muoveva da trequartista. Ha visione di gioco, senso della posizione, sa rubare palla e far ripartire subito l’azione, andando a inseguire anche i palloni che sembrano ormai persi (così a San Siro, per esempio, ha innescato un’incursione di Gervinho).

 

IL RENDIMENTO – E’ un giocatore in continua evoluzione Kevin Strootman. Da ragazzo ha iniziato a giocare come trequartista, al Psv ne hanno fatto un regista da schierare basso davanti alla difesa, a fare filtro e a smistare palloni, perché ha fisico e visione di gioco. Nella Roma è diventato il centrocampista di sinistra di una linea a tre che ha in De Rossi il perno centrale e in Pjanic il suo omologo più offensivo sulla destra. In questo modo il centrocampista olandese va a integrarsi con De Rossi e non a sovrapporsi, garantendo al centrocampo romanista solidità, equilibrio e anche rapidità nel ribaltare l’azione. L’infortunio subito in precampionato, durante l’amichevole con la Ternana, lo ha costretto a saltare la prima giornata di campionato, contro il Livorno. Poi è stato un punto fermo per la squadra di Garcia.
Sei presenze, tutte ovviamente da titolare, due sole sostituzioni, per un totale di 511 minuti giocati al netto dei recuperi. Un gol, su rigore, quello trasformato contro il Parma, per chiudere la rimonta già perfezionata da Florenzi e Totti, e due assist.

 

L’ANALISI DEI MATCH – Entrando nell’analisi statistica dei singoli match, è il caso di soffermarsi sui valori caratteristici delle performance di un centrocampista. In media, Strootman ha passato il pallone 59 volte a partita, con una percentuale di successo media dell’87,1%. Nelle prime due uscite, contro Livorno e Parma, è stato praticamente perfetto nella gestione del pallone: 94% e 92,2% di passaggi riusciti. Contro l’Inter è sceso all’81% ma è il dato in assoluto più significativo, se si tiene conto dello spessore dell’avversario e anche del pressing portato dalla squadra di Mazzarri. L’olandese sa farsi valere anche giocando la palla nella metà campo avversaria (79,8% di passaggi riusciti) ma è anche un ottimo ruba-palloni: cinque in media a partita (6 contro l’Inter).

 

Corriere dello Sport – E.Intorcia

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