Gazzetta Dello Sport (G. Imparato) – A cuore aperto, rovistando nei ricordi, ammettendo il suo amore giallorosso, la riconoscenza a Franco Sensi. Ricordando gol su calcio d’angolo, ammettendo di non conoscere Pallotta ma Baldissoni e i vertici della Roma sì… Già, Maurizio Stirpe a cuore aperto, parlando anche di Atac e Acea, di Roma e amore romano.
È derby con la Roma?
«Impossibile, per me è sullo stesso gradino del Frosinone, è da sempre la mia squadra del cuore in A. Impensabile cullare antagonismi».
Trascorsi da calciatore?
«Ero mezz’ala o libero, ho giocato fino a 21 anni tra scuola, tornei di amici. “Alla Rivera”, con con qualche gol ad effetto da calcio d’angolo».
La sua prima volta all’Olimpico?
«Un Roma-Fiorentina 2-1, nel 67 o 68. Ero con papà Benito, anche lui tifoso. Il mio idolo era De Sisti».
Il tecnico, il presidente che porta nel cuore…
«Liedholm, per il mio primo scudetto da tifoso e Franco Sensi: persona eccezionale e di una generosità senza confini. Se il Frosinone è partito lo deve anche a lui, ci diede una grande mano nel 2003 sia trovandoci uno sponsor, sia con l’onore di avere la Roma in due amichevoli al Matusa».
Scudetto 2001, glielo regalò proprio Sensi, lo festeggiò al Circo Massimo con la Ferilli?
«No all’Olimpico con mia moglie. La gioia si toccava con le mani, emozionante. Quello scudetto m’è rimasto dentro».
Roma-Juventus, un’impressione. Arrivano gasati i giallorossi…
«Inizio importante per Garcia e i suoi, giusto siano carichi. Anche noi abbiamo motivazioni, vogliamo fare una figura dignitosa, poi si sa il calcio è stranissimo… Noi vogliamo fare risultato. Totti in panca? Mi preoccupa, perché pensate cosa va in campo se uno forte come lui parte riserva…».
Viste le quote brooker? Il Frosinone se vince fa il botto.
«Ci sta, il mondo delle scommesse valuta nel pre-gara, a noi piace stupire, come l’anno scorso, e ci porta fortuna».
Presidente del Frosinone, 2.500 dipendenti in due continenti, al vertice di Unionindustria Lazio. Il suo giorno dura 48 ore?
«Diciamo che non è certo un periodo di dolce far nulla».
Più facile portare Frosinone in A o soluzioni per le partecipate romane come Atac, Acea? Ha voluto che l’unione industriali fosse parte civile su Mafia Capitale.
«Mondi e problemi differenti, però più facile portare il Frosinone in A. La cosa che più mi preme come Unindustria Lazio è migliorare immagine e credibilità di Roma nel mondo, visto come i media l’hanno dipinta di recente. Parte civile contro Mafia Capitale era un atto dovuto».
Due sconfitte in 180’, se l’aspettava essere pari con la Juve?
«La Juve ultima era impensabile, il nostro impatto con la A no. Dobbiamo migliorare e prendere bene le misure ma rifarei tutto, specie la scelta di non rivoluzionare la rosa e puntare su innesti mirati. Volevo regalare la massima serie a chi l’ha conquistata, non potevo, non volevo, privarli di questa gioia».
Diverrà il nuovo Sassuolo?
«Servono solide infrastrutture per sviluppare le giovanili, lo stiamo facendo con le risorse che porta la A, uno stadio per godersi lo spettacolo al meglio e attirare tutto il bacino di utenza di 500.000 abitanti. Ma noi dobbiamo seguire il modello Chievo, Empoli. Sassuolo è diverso per origine e struttura: quella di Squinzi è la Juve dell’Emilia».
Verde oggi, poi a gennaio altro rinforzo: c’è feeling con Pallotta?
«Pallotta non lo conosco proprio, invece Baldissoni sì come i vertici: c’è sintonia. Ci hanno chiesto la disponibilità ad occupare le due caselle di extracomunitari con loro giocatori, ma chi ci arriverà giuro non lo so».
Il suo Frosinone-Roma da sogno. Gol di Soddimo, ragazzo di borgata San Basilio e che l’ha spinta in A?
«Sogno un risultato positivo senza scompaginare i piani giallorossi. Un po’ come Ferrari definiva le vittorie in Formula Uno, gioie terribili. Ecco, contro la Roma sogno una gioia terribile».