Il Tempo (L. Pes) – Per un’assenza che pesa c’è una presenza costante che alimenta il sogno dei tifosi giallorossi. Dal 2018 la Roma non c’entra la qualificazione alla Champions League, ma dallo stesso anno i percorsi europei dei capitolini sono diventati improvvisamente delle cavalcate lunghe ed emozionanti. L’Olimpico è esploso ancora una volta dopo i tre fischi di Marciniak, come aveva fatto dopo le gare contro Ajax nel 2021, Bodo nel 2022 e Feyenoord dodici mesi fa. Storie diverse per percorsi diversi, da Fonseca a Mourinho fino a De Rossi, condottiero antico e allenatore contemporaneo che probabilmente ha vissuto il doppio quarto di finale meno equilibrato negli ultimi anni battendo i rossoneri di Pioli sia al Meazza che davanti al proprio pubblico. Ora c’è un ostacolo duro come il Bayer Leverkusen fresco campione di Germania e con la sete di vendetta di chi un anno fa sbatté contro il muro giallorosso eretto da Mourinho alla BayArena.
Nessuno può confermare con esattezza scientifica se esista effettivamente un dna europeo, ma da sei anni a questa parte la Roma che scende in campo nelle notti di coppa sembra un’altra rispetto a quella spesso rallentata del campionato. Vincere aiuta a vincere e macinando qualificazioni su qualificazioni il gruppo storico della rosa ha messo nel curriculum un’esperienza davvero invidiabile.