Un portiere in vetrina, aspettando quello che succederà. È il destino di Maarten Stekelenburg, che domani sera si riprenderà il suo posto di portiere titolare dopo oltre un mese di assenza. Da quel 31 ottobre, giorno in cui Stek dovette uscire a Parma dopo soli 45′ di gioco, il numero uno olandese ha vissuto un calvario fisico e mentale. Prima la botta alla tibia che l’ha messo out, poi l’infiammazione al tendine, infine quella parata del 14 novembre in allenamento, con conseguente lesione capsulo-legamentosa al pollice della mano sinistra. Ieri Stek è tornato alle prove fra i titolari e così sarà anche domani sera, contro la Fiorentina.
Altalena In realtà, Stekelenburg era pronto anche a metà della scorsa settimana, ma avendo sentito «puzza di bruciato», ha preferito posticipare il rientro di una settimana. Insomma, Maarten aveva chiaramente capito che a Siena Zeman avrebbe fatto giocare ancora Goicoechea e così, piuttosto che accomodarsi in panchina, ha preferito proseguire nella convalescenza. Da martedì, però, lavora perfettamente con tutti gli altri portieri e ora Zeman ha deciso di rispedirlo tra i pali. Ma il boemo ci crede veramente? La realtà è che Stekelenburg resta comunque uno dei migliori portieri del mondo, anche se a Roma (per tanti motivi) non è mai riuscito a dimostrare tutto il suo valore. Però è anche vero che Zeman, per il suo calcio, preferisce (e non poco) Goicoechea. Che, dalla sua, ha entusiasmo, voglia di fare, una bella dose di umiltà e la predisposizione a giocare fuori dai pali, a fare «reparto» con i quattro difensori, soprattutto quando c’è da difendere alto.
Scelta E allora perché da domani rigiocherà Stekelenburg? Perché il valore tecnico assoluto è ancora a favore di Maarten e perché lasciar fuori l’olandese vorrebbe dire deprezzarlo, distruggerlo moralmente e crearsi un bel problema in casa. Del resto, è oramai chiaro che se dovesse arrivare l’offerta giusta tra gennaio e il prossimo mese di giugno, Stekelenburg andrà via. Un’offerta d’altronde era già arrivata a fine agosto, quando la Roma si mise al tavolino con il Tottenham, ma i due milioni di euro offerti dagli inglesi furono considerati non idonei a proseguire la trattativa (Stekelenburg, giova ricordarlo, fu pagato dalla Roma 6,325 milioni nell’estate del 2011), valutando anche che la Roma dovrà pagare un ulteriore milione di euro all’Ajax in caso di cessione entro il 2016. Stekelenburg, dunque, «deve» giocare, perché vorrebbe dire buttare al vento un patrimonio. Per Goicoechea c’è già stata gloria e, probabilmente, altra ce ne sarà più avanti.
Gazzetta dello Sport – Andrea Pugliese