Lo ritroverà ancora una volta come lo aveva lasciato all’Ajax.
Forte, fortissimo, assolutamente decisivo in tutto quel che fa. E difficile da marcare, anche se quel mal di schiena lo fa soffrire da un po’ e sarà così anche oggi pomeriggio a San Siro. Maarten Stekelenburg, però, non si fa ingannare, né tanto meno illudere. Sa che per non subire gol dal Milan e provare a vincere una sfida che vale «molta» Champions, la Roma dovrà partire proprio da Zlatan Ibrahimovic. E da come provare a fermarlo. «Ricordo bene i due gol che mi ha segnato all’andata — ha detto ieri il portiere giallorosso in un’intervista rilasciata a “Il Giornale” — Per oggi posso solo chiedergli di non segnarmi più, anche se la speranza è che non segni nessun milanista».
Baggio a Trigoria Insomma, Ibra fenomeno. Proprio come quel Roberto Baggio che, insieme ad un’altra ventina di allenatori, martedì e mercoledì sarà a Trigoria per uno stage del corso allenatori. Stek lo aspetta sognando la zona Champions, la cui soglia negli ultimi anni è stata toccata intorno a quota 70 punti. Alla Roma, per arrivarci, ne servirebbero 26 nelle prossime dieci partite, ma un pari a San Siro potrebbe starci comunque bene. Già, San Siro, proprio dove Stekelenburg ha vissuto una delle giornata più brutte della sua carriera. Era il 17 settembre 2011 e quel calcio di Lucio sulla tempia dopo appena 14′ lo costrinse a saltare tre partite (oltre ad una profonda paura). «Tutto passato, nel calcio queste cose possono accadere», dice Maarten. Già, ed allora stavolta a Milano è lui che vuole lasciare il segno. Anche per aiutare la Roma proprio nella rincora al terzo posto. «Ci vogliamo arrivare, proprio come chiunque. Ma niente proclami, nel calcio non esistono certezze. Luis Enrique? Mi piace, il suo calcio sembra quello dell’Ajax».
Amici Oggi, tra l’altro, di amici Maarten ne ritroverà altri, non solo Zlatan Ibrahimovic. Sono i suoi compagni di nazionale, Van Bommel ed Emanuelson, proprio quelli con cui più di un anno fa rifilò un netto 4-1 allo stesso Zlatan nel corso delle qualificazioni ad Euro 2012 (la Svezia si prese la rivincita al ritorno, superando l’Olanda 3-2, ma quella partita Stek non la giocò proprio per l’infortunio del Meazza). «Mark è un grande come giocatore e come persona ed è il degno capitano dell’Olanda — continua il numero uno giallorosso — Ma oggi stia tranquillo. Lo sento spesso al telefono, proprio come sento Urby (Emanuelson, ndr). Ma parliamo di cose nostre, non di calcio». Difficile credere che sia successo anche questa volta e che l’argomento non sia stato toccato, neanche di striscio. (…)
Gazzetta dello Sport – Andrea Pugliese
Gazzetta dello Sport – Andrea Pugliese