Il Corriere della Sera (G.Piacentini) – La guerra a colpi di carte bollate tra il Comune di Roma e la Regione Lazio ha portato ad un nuovo rallentamento per il progetto dello stadio della Roma. A mezzanotte di due giorni fa, infatti, è scaduto il termine indicato dalla Regione per ricevere dal Campidoglio la conferma della pubblica utilità (già votata in aula nel 2014 dalla giunta Marino), in assenza della quale, secondo l’istituto del silenzio-assenso, da via della Pisana avrebbero comunque fatto partire la Conferenza dei Servizi. Poco prima della scadenza, dal Comune è partita una email, non per confermare la pubblica utilità ma per sottoporre altre criticità riscontrate. «Roma Capitale – la nota della Regione – ha trasmesso ulteriori contributi sul progetto del nuovo stadio della Roma. Si ritengono quindi differiti i tempi di indizione della Conferenza dei Servizi». Nei prossimi giorni, forse già oggi, i tecnici dei due enti dovranno vedersi per provare a sbloccare la situazione, ma resta il problema politico. Da una parte il Comune continua a sostenere che «solo in Conferenza di Servizi sarà possibile configurare per intero e in forma definitiva i caratteri del progetto e delle opere di allaccio e mitigazione, i caratteri della variante e di conseguenza il permanere dei profili di interesse pubblico», consigliando alla Regione di «richiedere al proponente (la Roma ed Eurnova, n.d.r) le necessarie integrazioni alla documentazione presentata, per utilizzare al meglio i 180 giorni previsti dalla normativa speciale». Dall’altra la Regione risponde che la legge sugli stadi (147/2013 art 1 commi 303- 306) al comma 304a dice chiaramente che «il Comune dichiara il pubblico interesse della proposta», e che «da parte loro non c’è alcuna voglia di rallentare l’iter». La Roma intanto rimane spettatrice: il presidente Pallotta, in arrivo nella Capitale, non gradirà questo ulteriore rinvio.