Nella giunta di Virginia Raggi ormai c’è chi ci scommette che il progetto dello stadio a Tor di Valle non supererà l’estate, la distanza con i privati è troppo marcata. Il vertice di ieri tra gli emissari di James Pallotta e i dirigenti del Campidoglio ha certificato che l’intesa è un miraggio. «Passi avanti? Zero, restano tutti i nodi…», ammetteva, a tarda notte, un membro della delegazione dei proponenti appena lasciati gli uffici dell’Urbanistica comunale all’Eur, al termine della riunione fiume a cui ha partecipato anche il direttore generale dell’AS Roma, Mauro Baldissoni. Dalla controparte pubblica, stessa risposta: «La distanza è marcata e rimane sostanzialmente invariata», confidava un manager del Comune seduto al tavolo della trattativa. Nessuna proposta accettata, nessun accordo. E lo stadio si allontana, sempre di più. Si litiga sulla convenzione urbanistica, insomma l’atto con cui i proponenti si impegnano a realizzare le opere pubbliche promesse e il Comune cede in cambio volumetrie. Una pioggia di metri cubi, in questo caso, per alberghi, negozi, uffici e ristoranti. Il vero core business dell’operazione stadio. Le infrastrutture pubbliche erano già state annotate in una delibera del 2017, poi tutte le «condizioni» imposte ai privati sono state confermate dalla conferenza dei servizi della Regione. Ora che dovrebbero essere ratificate nella convenzione urbanistica e diventare quindi definitive i toni tra le parti si sono alzati fino a sfociare nello scontro. I privati hanno chiesto di rimodulare, almeno in parte, i patti. Di chiedere per esempio di dilazionare il pagamento dei 45milioni di euro per la mobilità pubblica, per potenziare la malandata ferrovia Roma-Lido. I privati ieri hanno proposto un piano alternativo per il traffico: più corsie per i bus, in attesa della Pisana. Ma se la Roma-Lido non corre a quella velocità, niente stadio, ha replicato in sostanza il Campidoglio. Ci si è accorti che tra le corsie delle due strade ci sono alcuni magazzini che vanno abbattuti. Il Comune lo ha detto chiaro, ai proponenti: la strada è affar vostro, occupatevi di tutto voi, pagamento compreso. I privati invece vorrebbero che l’operazione sia addirittura foraggiata coi soldi dei contribuenti. Lo riporta Il Messaggero.