Per altri tre anni la Roma giocherà allo stadio Olimpico. Il nuovo impianto che sorgerà a Tor di Valle non sarà aperto, e collaudato, prima della metà del 2018. È quanto emerso dal media-briefing organizzato dalla società nel sito scelto per la futura casa giallorossa. Il tour – diretto dal duo Pannes-Baldissoni, alla presenza del Ceo Zanzi, degli uomini del costruttore Parnasi e dell’architetto Dan Meis – è stata l’occasione per fare il punto della situazione in vista della presentazione del dossier finale del progetto al Comune. L’appuntamento in Campidoglio è già fissato per il 15 giugno, a sei mesi di distanza (sottolinea la Roma) dalla consegna effettiva degli incartamenti sul riconoscimento del pubblico interesse di un opera che per vedere la luce avrà bisogno di 1.5 miliardi di euro d’investimento.
Nelle time-line stilata dal gruppo di lavoro di Pallotta, dopo l’avvio delle analisi geotecniche (sono attive due trivelle a Tor di Valle per i carotaggi del sottosuolo), la chiusura dei lavori di pre-costruzione (che verranno a costare 55 milioni di euro), e il via libera della Regione, ci sarà la posa della prima pietra (fine 2015). Da quel momento in poi serviranno due anni per il “sostanzialmente completato” dell’opera, più altri sei mesi per i collaudi definitivi. Ecco quindi che l’apertura, senza ulteriori slittamenti, non potrà avvenire prima della metà del 2018. L’opera poi dovrà essere corredata da tutta una serie di infrastrutture pubbliche, i cui costi hanno un po’ spiazzato gli americani (“la spesa è più alta di quello che inizialmente pensavamo, ma comunque all’interno del range massimo preventivato”).
Americani che comunque hanno scelto la zona di Tor di Valle – giunta terza nell’analisi sui siti svolta dall’advisor (al primo posto si era piazzato un terreno di 13 ettari sulla Palmiro Togliatti, seguito da un altro a Torre Spaccata da 67) – soprattutto per l’ampia disponibilità di terreno (54 ettari attuali, poi attraverso espropriazioni si salirà a un totale di 105) su cui costruire, assieme allo stadio, anche un Business Park (composto da 3 torri alte 200 metri disegnate dall’architetto di fama mondiale Libeskind, e da altri edifici di circa 10 piani destinati a ospitare uffici che saranno disegnati da architetti italiani), un Entertainment District, e la “nuova Trigoria”.
Quella attuale, dove si allena la squadra di Garcia, diventerà un polo destinato allo sviluppo del settore giovanile, sulla falsariga de “La Masia” del Barcellona. Per quanto riguarda lo stadio, che avrà la Curva Sud su due livelli e separata dal resto degli spalti, non sono stati citati potenziali partner interessati ad acquistare i naming rights. L’unico nome fatto è stato quello di Etihad, ma solo perchè investendo 5 miliardi di euro nel vicino aeroporto di Fiumicino (portandolo da 30 a 60 milioni di passeggeri) genererà ricadute positive anche su Tor di Valle.
(ansa)
Un’area smisurata in cui una volta c’erano uno storico ippodromo, reso celebre anche da Febbre da Cavallo, scuderie che oggi cadono a pezzi e un enorme e asfissiante depuratore che verrà, giurano, completamente interrato, per lasciare spazio ad uno stadio da 60mila posti, cinque campi di allenamento dove si trasferirà Trigoria, un’area di intrattenimento con cinema e perfino bowling e un centro direzionale con tre torri che dovrebbero ospitare centinaia di uffici.
gazzetta.it
Trapelano ulteriori indiscrezioni sul progetto che riguarda lo stadio della Roma. In particolare gli altri siti, oltre a quello su cui sorgerà il nuovo impianto, che erano stati proposti in passato al club giallorosso da Cushman & Wakefield.
Oltre a Tor di Valle, sono state altre 9 le aree indicate dall’advisor incaricato dal club giallorosso: nell’elenco presenti le zone di Via Palmiro Togliatti, Torre Spaccata, Bufalotta, Parco de Medici, Tor Bella Monaca, Cecchignola, Pescaccio, La Rustica e l’area di Prato Smeraldo (Tor Pagnotta).