Stadio della Roma, non c’è nessun forte rischio idrogeologico

In un post pubblicato il 17 febbraio sulla sua pagina Facebook, intitolato “Sì allo stadio della Roma, ma non con questo progetto“, la deputata del M5S ed ex capogruppo alla Camera, Roberta Lombardi, ha scritto: “Un milione di metri cubi e uno stadio, un solo stadio. Grattacieli, business park, l’equivalente di oltre 200 palazzi in una zona disabitata da secoli. Sapete perché? Perché è a fortissimo rischio idrogeologico. Se non è questa una grande colata di cemento, allora cos’è? Lo dico senza mezzi termini: questo non è un progetto per la realizzazione di uno stadio, questo è un piano di speculazione immobiliare”. Non entriamo nel merito se il progetto dello stadio, intorno a cui si discute animatamente, sia in effetti una speculazione immobiliare. Ci concentriamo però su un punto in particolare: la questione del “fortissimo” rischio idrogeologico sollevata da Lombardi. Secondo la deputata, per questo motivo la zona è “disabitata da secoli”. Si tratta di un’affermazione sostanzialmente falsa.

Qual é il rischio idrogeologico di Tor di Valle?
Il Dipartimento di programmazione e attuazione urbanistica del Comune di Roma rende disponibile per la consultazione, sul proprio sito, il Piano di Assetto Idrogeologico (Pai) elaborato dall’Autorità di Bacino del Tevere. Qui si possono scaricare le mappe con l’indicazione del rischio. L’area di Tor di Valle, dove dovrebbe sorgere lo stadio e le strutture collegate (tra cui un parco), non è interessata da alcun rischio, in base al Pai che prende in considerazione i pericoli derivanti dai fiumi Tevere e dell’Aniene. E’ invece interessata da un rischio medio (R2), elevato (R3) e, in un’area ristretta, anche da un rischio molto elevato (R4) in base al Pai che prende in considerazione le zone a rischio del reticolo secondario. Infatti, nell’area di Tor di Valle, il rischio non deriva dal Tevere che avvolge l’ansa su cui dovrebbe sorgere lo stadio, ma dal Fosso di Vallerano, un piccolo canale affluente di sinistra del grande fiume.

Qualcuno lo aveva già notato?
Tale rischio è già stato però preso ampiamente in considerazione. L’ingegner Carlo Ferranti, dell’Autorità di Bacino del fiume Tevere, parlando già anni fa della “questione stadio“, aveva dichiarato ai microfoni di Radio Radio, nel novembre 2014: “E’ stato chiarito che la posizione dell’Autorita’ di Bacino è che la proposta è condizionata dal Fosso di Vallerano, le mappe che sono state pubblicate dimostrano che il rischio idraulico proviene da lì. Il parere è condizionato a che avvenga la messa in sicurezza del progetto che ci sarà“. E infatti la dichiarazione di pubblico interesse, atto necessario dell’amministrazione pubblica per poter poi eventualmente indire una gara per la realizzazione di opere pubbliche, già nel 2014 inseriva tra le condizioni vincolanti proprio la “sistemazione del Vallerano e il consolidamento dell’argine del Tevere”. Infine, il “Progetto di aggiornamento del Piano di bacino, stralcio per il tratto metropolitano del Tevere da Castel Giubileo alla foce – PS5”, aggiornato a luglio 2016, all’articolo 20 prevede una lunga serie di misure per “la riduzione dell’attuale livello di rischio idraulico individuato dal presente Piano“. Tra di esse ritroviamo:

– manutenzione delle opere idrauliche e di mantenimento e/o ripristino dell’officiosità idraulica della rete idrografica;
– interventi di risagomatura delle sezioni di deflusso del reticolo idrografico;
– interventi longitudinali di potenziamento per il contenimento dei livelli corrispondenti a quelli delle piene di riferimento;
– interventi puntuali di ripristino di officiosità idraulica compromessa da attraversamenti idraulicamente insufficienti;
– potenziamento o nuova realizzazione di reti di drenaggio urbano. 

Nelle zone a rischio non si costruisce mai?
Non si tratta poi di una condizione particolarmente rara, quella per cui vengano edificate – a certe condizioni – aree dove è presente rischio idrogeologico. Ad esempio, come si vede in questa mappa, l’Università degli Studi Roma Tre è costruita in una zona ad elevato e medio rischio idrogeologico, oltretutto derivante direttamente dal Tevere (non dal reticolo secondario, come invece a Tor di Valle). Ancor più evidente il caso della zona di Torrino e Decima, ampiamente edificata e contigua a Tor di Valle, dove il rischio derivante dal reticolo secondario in vaste zone è segnalato come “molto elevato”. L’assenza di interventi sul Fosso di Vallerano ha reso questa condizione problematica e, secondo uno studio dell’Università La Sapienza di Roma, proprio la sistemazione del Fosso che è condizione necessaria per la creazione dello stadio porterà l’area di Torrino e Decima dal massimo del rischio (R4) al minimo (R0). Non ha dunque alcun senso parlare, come fa Roberta Lombardi, di “fortissimo rischio idrogeologico” in riferimento all’area dove dovrebbe sorgere lo stadio. C’è un rischio assolutamente nella media. Ci sono aree limitrofe, edificate, con rischi più elevati, e altre, in altre zone della città dove non ci sono ad esempio i problemi del Torrino, che hanno un rischio identico. Anche l’eventuale presenza di rischi, comunque, non è un ostacolo alla costruzione di opere edilizie sul terreno. Più che altro, è importante che le opere necessarie alla riduzione del rischio vengano fatte in modo adeguato, come del resto prescritto nel Progetto di aggiornamento del piano di bacino del Tevere. Il progetto del nuovo stadio della Roma è assai controverso, ma non è la conformazione dell’area in sé che lo rende pericoloso o inopportuno.

Agi

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