Il Messaggero (F.M. Magliaro) – Il punto di partenza è la consegna del progetto definitivo. La Roma sta lavorando, sta limando, sta disegnando. Ma non c’è ancora una data né ufficiale né ufficiosa che indichi quando la società giallorossa depositerà in Campidoglio la versione finale del progetto Pietralata.
Le voci di corridoio indicavano la seconda metà di febbraio come possibile momento conclusivo. Ma, considerato che dalla scorsa estate ad oggi non sono ancora ripartiti gli scavi archeologici preventivi prescritti dalla Soprintendenza di Stato, appare difficile pensare che Trigoria potrà davvero rispettare questa ipotesi. A Palazzo Senatorio c’è chi scommette su aprile.
Per arrivare a vedere i cantieri aperti e le ruspe in azione, c’è ancora un complesso iter amministrativo da percorrere. Un iter che, per iniziare, ha bisogno del deposito della versione definitiva del progetto con relativo piano economico e finanziario certificato (in termine tecnico, “asseverato”).
Subito dopo il deposito del dossier in Campidoglio, partirà l’iter: prima di verifica e poi, se andrà tutto bene, di approvazione. Gli uffici capitolini controlleranno che, almeno formalmente, siano state rispettate tutte le prescrizioni per il pubblico interesse. Poi il Consiglio comunale voterà per confermare il pubblico interesse e nominare il rappresentante tecnico capitolino che aprirà i plichi in conferenza di servizi. Conferenza che inizierà subito dopo sotto la gestione della Regione Lazio.
La conferenza può concludersi in due modi: progetto accettato (con o senza prescrizioni) oppure bocciato. Se fosse dato l’ok, a quel punto la Roma dovrà predisporre la versione “esecutiva” del progetto e farla certificare da un soggetto terzo (esistono elenchi europei di società specializzate). Fatto questo passaggio, il tutto diventerà oggetto di un bando di gara pubblica.