Il Messaggero (F. M. Magliaro) – Quello incassato dal Comune è un “uno-due” di quelli pesanti: ieri, il Consiglio di Stato, quindi i giudici amministrativi di appello, ha respinto la richiesta dei due residenti di sospendere l’efficacia delle ordinanze di sgombero delle aree di Pietralata. Il 1 agosto era stato il Tar, cioè i giudici amministrativi di primo grado, a rigettare la richiesta. Ieri, la decisione è stata presa dal presidente della settima sezione del Consiglio di Stato.
«Considerato che, in relazione alla fondatezza del ricorso, non sembrano emergere elementi idonei a superare quanto esposto nell’ordinanza del Tar, e tenuto presente che l’appellante non dimostra in alcun modo un “titolo” giuridicamente plausibile che non assimili la sua posizione a quella di un soggetto immessosi arbitrariamente nella detenzione del bene, come peraltro fatto presente nella memoria depositata in data odierna da Roma Capitale (che, in quanto esaustiva in punto di fatto non necessita di integrazioni mediante audizione della parte appellata, seppur ivi richiesta); respinge l’istanza presentata».
Tradotto dal linguaggio giuridico: non ci sono elementi sufficienti che giustifichino la modifica di quanto deciso dal Tar in primo grado. Inoltre, i ricorrenti non hanno dimostra-to di possedere il diritto di stare su quei terreni. Le conseguenze della decisione dei Consiglio di Stato di ieri le spiega l’assessore all’Urbanistica, Maurizio Veloccia: «Al momento, pertanto, i provvedimenti impugnati possono essere eseguiti. Si rammenta che le aree in oggetto appartengono al patrimonio indisponibile di Roma Capitale e furono consegnate anni addietro in detenzione precaria con l’esplicito impegno al rilascio immediato a semplice richiesta. Solo a valle della mancata riconsegna dei beni come da pattuizioni, l’Amministrazione è stata costretta all’avvio delle procedure di recupero forzoso, a cui è stato opposto ricorso prima al Tar e poi al Consiglio di Stato, che ha rigettato l’istanza cautelare volta a bloccare le azioni di recupero delle aree. Le azioni avviate, dunque, sono finalizzate al recupero di aree espropriate ed indennizzate da tempo, che Roma Capitale ha il diritto (e dovere) di veder riconsegnate alla propria disponibilità»
Dall’opposizione Fratelli d’Italia e a metà del guado quelli del Movimento 5 Stelle avevano diramato note, ovviamente antecedenti la decisione del Consiglio di Stato, con le quali chiedevano di temporeggiare nella decisione di recuperare le aree di Pietralata. Un recupero però fondamentale per consentire ai tecnici della Roma di completare le analisi geologiche e archeologiche necessarie per poter redigere il progetto definitivo dello stadio.
Dopo il Consiglio di Stato, invece, le ordinanze di sgombero forzato «possono essere eseguite».