Corriere dello Sport (R.Maida) – Salvo miracoli nel percorso che ricomincerà la settimana prossima nel gelo di Kharkiv, la Roma non vincerà la Champions League e di conseguenza chiuderà la sua settima stagione americana senza un titolo in bacheca. Strootman ieri ha spiegato con la necessità di vendere l’impossibilità, o meglio la grande difficoltà, di festeggiare uno scudetto, o addirittura una coppa europea, facendo un confronto con le prime due della classifica che sono Juventus e Napoli e che pure, in effetti, hanno incassato molto denaro dalle cessioni, da Pogba a Higuain, da Vidal a Cavani, da Bonucci a Lavezzi. In realtà però la Roma ha ereditato una situazione debitoria molto difficile dalla gestione precedente e, in ossequio all’ambizione di frequentare l’Europa e nel rispetto del fair play finanziario, è stata obbligata più delle altre società a “rientrare” attraverso la politica del trading, le plusvalenze nelle compravendita dei calciatori.
PIANO A – Non sarà sempre così ovviamente, nei piani di Pallotta e dei dirigenti che quotidianamente lavorano a Trigoria. Nell’incontro della scorsa settimana l’ad Gandini e il dg Baldissoni hanno illustrato all’Uefa il proprio piano industriale, nella speranza di non ricevere altre sanzioni dopo l’accordo del 2015 che prevedeva il perfetto equilibrio tra ricavi e costi entro il 2017. L’obiettivo è stato mancato di pochi milioni a causa del dietrofront di Manolas, che ha rifiutato un trasferimento già fatto allo Zenit e ha costretto Monchi a cedere in fretta Rüdiger al Chelsea, procurando una plusvalenza minore. Perciò entro il 30 giugno non si scappa: la Roma, al netto delle imposte e degli investimenti sul settore giovanile e sulle infrastrutture, non può chiudere il bilancio in perdita. Per farlo, cederà probabilmente un altro giocatore importante.
PIANO B – Ma c’è anche un’altra possibilità. Se il direttore commerciale Danovaro riuscisse a chiudere la trattativa con il main sponsor – l’annuncio è atteso da un giorno all’altro – e la squadra riuscisse a superare un turno in Champions per poi tornarci l’anno prossimo, la Roma potrebbe cavarsela con un paio di operazioni in uscita meno dolorose sul piano tecnico, unite magari alle plusvalenze su qualche giovane (Verde, Sanabria) o alle cessioni di alcuni esuberi (Doumbia, ieri a segno con lo Sporting in Euroleague) che non fanno parte dell’attuale organico. Dal prossimo bilancio poi Monchi avrebbe meno vincoli per migliorare la rosa, aspettando il bivio decisivo per l’incremento dei ricavi: l’apertura del nuovo stadio.