Corriere dello Sport (C. Zucchelli) – Se al primo giorno di nuova vita romana ti aprono l’auto e ti rubano lo zaino forse è destino che, nella tua esperienza, non tutto fili liscio. Avrebbe dovuto capirlo quel 15 luglio del 2019, Leonardo Spinazzola, che i suoi anni in giallorosso non sarebbero stati tutti rose e fiori. Ma d’altronde l’ex Juventus, talento incredibile non sempre supportato dal fisico, già aveva capito, tra Bergamo e Torino, che le case per lui non sarebbero state facili. Spesso di Spinazzola si dice che con un altro corpo sarebbe, senza dubbio, il miglior terzino d’Italia, tra i top five d’Europa.
Per un periodo è stato così, poi la rottura del tendine durante l’Europeo del 2021 è stata talmente drammatica che gli ha fatto perdere occasioni e possibilità. Se non ci fosse stata avrebbe lasciato, con ogni probabilità, la Roma a peso d’oro. Invece è rimasto, si è messo sotto con una riabilitazione durissima, ha vinto la Conference, sfiorato l’Europa League e oggi è pienamente recuperato. A 30 anni vive, però, una situazione non facile. Perché è un senatore della squadra, in campo e nello spogliatoio, ma ha il contratto in scadenza. E con il suo storico di infortuni non è la condizione ideale. Nonostante questo, Spinazzola non solo non parla e non fa polemica, ma lavora ogni giorno per fare meglio. Lo sa bene Tiago Pinto, lo sa ancora meglio Mourinho e ha imparato a saperlo anche Luciano Spalletti. La sosta precedente lo ha convocato ma non lo ha impiegato, stavolta lo ha lasciato direttamente a casa. Non prima, però, di averlo chiamato.