Spalletti: «Vinciamo, tutto il resto è noia»

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Il Corriere Dello Sport (R.Maida) – «Come direbbe il Califfo, tutto il resto è noia». Franco Califano, che era tifoso interista, alludeva alla monotonia del rito d’amore. E così Luciano Spalletti applica l’espressione al calciomercato per sminuirne la forza seduttiva. La gioia è giocare, tanto più davanti a uno stadio finalmente pieno, mentre «il resto» è il chiacchiericcio su gente che va e gente che viene nello spogliatoio della Roma. Amori passeggeri o duraturi, poco conta oggi. Alla vigilia della partita con il Chievo, che aprirà la domenica di passione nello sprint per il secondo posto, Spalletti chiarisce: «A me sembra che Sabatini abbia detto che Pjanic e Nainggolan resteranno. Poi bisogna capire cosa intenda Sabatini con la storia del gatto maculato… E’ un concetto interessante, visto che sono un esperto di animali. Ma al di là di questo, non parlo di cose simili finché non finisce il campionato. Abbiamo lavorato mesi per un obiettivo impossibile, che era il terzo posto, e ora ci siamo aperti una possibilità per un miracolo, che sarebbe superare il Napoli e chiudere secondi. Non posso canalizzare l’attenzione in direzioni diverse da questa, commetterei l’errore che chiedo ai miei calciatori di non commettere. E’ giusto che Sabatini si muova per svolgere bene i suoi compiti, mentre io devo occuparmi dei miei. Dobbiamo restare tutti concentrati verso un unico obiettivo, mettendo da parte gli interessi personali, perché a volte le cose impossibili accadono».

CONTINUITA’ – Respinge la tentazione di anticipare la formazione che affronterà il Chievo ma difende le decisioni di questi mesi con coraggio. Il coraggio delle vittorie. E così su Dzeko, che nelle ultime sette partite ha giocato una sola volta tra i titolari, attacca: «Io non ho parenti in squadra, penso solo a vincere con la Roma. E’ vero, ho usato poco Dzeko, ma mi pare che la Roma nelle 17 partite che abbiamo fatto insieme abbia segnato una quarantina di gol. Anzi sono quarantuno, che non sono pochi. Se la squadra produce gol, io sono a dama. E anche Edin ha dato il suo contributo». Inferiore però alle sue stesse aspettative, come si capisce dal successivo passaggio: «Io valuto il lavoro che vedo negli allenamenti. Se Dzeko si fosse sentito più comodo, se avesse giocato di più, magari avrebbe fatto anche di più. Ma sono importanti i segnali e gli atteggiamenti che mi vengono dati giorno per giorno per ottenere risultati. E io mi impegno per i risultati della Roma. Avrò sbagliato anche ma non tantissimo, a giudicare dal rendimento di questi giocatori».

LA FESTA – Applaude i tifosi che finalmente riempiranno l’Olimpico, nonostante la protesta dell’ala oltranzista degli ultrà: «Per noi significa tanto ricevere l’abbraccio della nostra gente. Significa ritrovare un grandissimo amico che per un periodo ti ha aiutato moltissimo nel lavoro e nel modo di essere, poi non ha potuto più aiutarti. Per la Roma è più facile giocare se siamo uniti nella stessa direzione». Il pubblico si è mosso anche per Totti, su cui però Spalletti non si sbilancia: «Francesco sta interpretando perfettamente il ruolo che avrei voluto che interpretasse nella squadra. Sono molto soddisfatto di lui per l’intensità e la qualità che esprime in allenamento». Ancora più espliciti gli elogi rivolti a Kevin Strootman, il nuovo acquisto della Roma: «Qui parliamo di una macchina. Si allena sempre alla stessa maniera, al massimo livello, anche quando sono io a chiedere sedute più blande. Persino quando, come è successo, gli ho comunicato che non sarebbe entrato nella lista Champions, non ha fatto una piega. In quel momento ho capito con che tipo di persona avessi a che fare. Per essere quello che è, un leader e un campione, Strootman deve sempre allenarsi al top. La conseguenza è il rendimento sul campo: a Genova ha giocato una partita importante. Come De Rossi, che a me è piaciuto tanto». Ma uno dei due rischia di tornare in panchina.

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