Il Corriere della Sera (G. Piacentini) – Una coperta corta, da qualunque parte la si guardi. È quello che appare oggi la Roma, vittima una serie di equivoci che la stanno trascinando verso una stagione anonima. I giallorossi sono una squadra: 1) incompleta nella rosa, con alcuni ruoli (esterni bassi e centrale difensivo) scoperti; 2) che non fa più punti (nelle ultime 10 gare tra campionato e coppe ha ottenuto una sola vittoria, 7 pareggi, compreso quello con lo Spezia, e 2 sconfitte); 3) che non corre; 4) senza una vera e propria identità di gioco. Sul primo punto dovrà intervenire soprattutto il d.s. Walter Sabatini, ma gli altri li dovrà gestire Luciano Spalletti. Che, non essendo dotato di bacchetta magica, dovrà fare delle scelte per cercare di ottenere i risultati migliori nel minor tempo possibile. Per questo, visto che è improponibile pensare di rifare da capo la preparazione atletica, è meglio concentrarsi sull’argomento che il tecnico toscano conosce come le sue tasche: la tattica.
Nell’ultima settimana, cioè da quando ha diretto il suo primo allenamento, non è passato giorno in cui, insieme ai suoi collaboratori, non abbia lavorato sulla teoria (ieri ha fatto vedere alla squadra i filmati sulla Juventus) ma soprattutto sul campo: schemi offensivi per centrocampisti ed attaccanti, esercitazioni sul mantenimento della «linea» per i difensori. E se è vero che c’è poco tempo per sperimentare – perdere domenica a Torino significherebbe veder diminuire sensibilmente le possibilità di una qualificazione in Champions, linfa vitale per le casse della società – è anche vero che pure il primo Spalletti dovette cambiare parecchio prima di trovare la formula per il 4-2-3-1, diventato poi il suo marchio di fabbrica. Da questo punto di vista la tentazione più recente è la difesa a 3: sperimentata per alcuni tratti della gara con il Verona, non ha dato grandi risultati. Colpa degli interpreti (Torosidis disabituato e Castan che non era in condizione) poco adatti; tutt’altra cosa sarebbe riproporla, e questa è la soluzione più probabile, con due marcatori come Ruediger e Manolas, protetti sulle fasce da Florenzi e Digne e guidati da un regista difensivo come Daniele De Rossi. Il centrocampista già in passato ha dato la sua disponibilità a giocare in un ruolo che potrebbe allungargli la carriera e in cui potrebbe ripercorrere la strada di grandi del passato (Di Bartolomei, Sammer, Mattheus) e del presente (Mascherano) che hanno avuto la stessa evoluzione tattica. Una risorsa, ma anche il rischio di togliere qualcosa in mezzo al campo: tra le (poche) indicazioni positive della gara col Verona, infatti, c’era stata proprio la prestazione di Daniele. È questo il dubbio che Spalletti dovrà risolvere, in attesa di un “regalo” sul mercato da parte di Sabatini.