Spalletti: «Non ritirate la maglia numero 10. Il calcio si fa solo con il presente»

Corriere Della Sera (L.Valdiserri) – Era da metà ottobre – prima dello scontro diretto vinto dalla Roma al San Paolo per 3-1 – che i giallorossi non dormivano al terzo posto, dietro alla squadra di Maurizio Sarri. Per controsorpassare c’è una strada sola: battere il Milan, stasera, a San Siro. L’importanza economica della qualificazione diretta alla Champions League è chiara. Tanto che Spalletti, adesso, considera il secondo posto come uno scudetto: «La squadra è dispiaciuta per la sconfitta nel derby. C’è tanta amarezza e la sento tutta addosso. L’esame della classifica arriva a fine campionato e così quella contro il Milan diventa una partita fondamentale». Spalletti promuove il suo lavoro ed è difficile capire se lo pensa davvero o se cerca di togliere pressione alla squadra, dopo aver fatto il contrario per tutto l’anno: «Le parole di Monchi su di me? Fa piacere perché la sua è una visione che viene da fuori, non è inquinata. Potermi confrontare con quello che è il l numero uno dei direttori sportivi è una cosa che mi tengo stretta».

Argomento obbligato, il futuro di Francesco Totti, che Spalletti affronta in modo eccentrico, parlando a ruota libera, non incalzato da una domanda, sul ritiro (o meno) della maglia numero 10: «Se gestissi la società, la maglia rimarrebbe viva, perché toglierla è mortificazione e non esaltazione. Prima di Totti l’aveva Giannini, poi è venuto Totti. Si vuole ricordare Totti per bene? Scriviamo in piccolo il numero 10 e il nome Totti su tutte le maglie. Il 10 con il quale Totti ha fatto queste giocate deve vivere. Se tolgono la maglia e non la vedo più, andrò al cimitero a cercarla». Un’immagine un po’ macabra, ma ben abbinata al clima calcistico della città, dove gli ultrà della Lazio impiccano manichini con le maglie della Roma. L’ultima stoccata chiude il conto: «Gli articoli che scrivete su Totti osannano sempre i numeri della carriera. Ma per fare una formazione non si guarda il gol che ha fatto due anni fa o la corsa che ha fatto due anni fa, si vedono gli allenamenti fatti adesso e si confrontano con quelli di un altro giocatore che vuole giocare come lui».

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