La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – Non un semplice allenatore. Il primo ruolo che l’universo romanista gli ha cucito addosso è un altro, quello di Angelo Vendicatore. Lo si capisce dal piglio con cui una cinquantina di tifosi entusiasti hanno accolto a Fiumicino Luciano Spalletti al ritorno da Miami. «Falli correre – intimavano molti, alludendo ai calciatori – e fai correre anche i dirigenti», incuranti del fatto che pochi passi avanti ci fosse il d.g. Baldissoni. Poi ovviamente tutti a Trigoria, mentre la benedizione di Pallotta rimbalzava dagli Usa all’Italia: «Spalletti è un vincente. Non vediamo l’ora di lavorare insieme per portare la Roma dove merita di stare». Una conclusione dalla forma affascinante, ma con un contenuto a pensarci bene anche a doppio taglio, a meno che l’allenatore non porti il club all’altezza delle ambizioni.
«PALLOTTA SUPER» – Arrivato in sede, la lunga intervista al sito del club ha fornito i primi indirizzi. «È come se non me ne fossi mai andato. Ho incominciato a prendere tutto sul serio quando ho ricevuto la telefonata di Sabatini». Non è mancata la difesa del presidente. «Ho trovato una persona che ha un entusiasmo eccezionale e che nonostante la distanza ha a cuore le sorti della squadra. La gente spesso pensa che chi vive lontano possa prendere queste esperienze come un gioco, ma per lui la Roma è una cosa di cuore. Mi ha descritto tutta la sua programmazione e le sue ambizioni di crescita: è uno che guarda al futuro e vuole lavorare bene sin da adesso. Il club è cambiato e per certi versi la ristrutturazione è stata necessaria. Ho trovato una situazione migliorata. In questo campionato ci sono squadre che giocano bene: la nostra è buona e bisogna giocare un buon calcio per essere al livello degli altri. Abbiamo fatto dei passi avanti su quello che è il confronto in Europa, lì molte squadre iniziano con la palla dal dietro, stanno corte sul campo, sanno fare il fuorigioco, sanno pressare alto: questo gruppo ha le caratteristiche per farlo e lo ha fatto con Garcia. Voglio che la squadra giochi un buon calcio. Certo, è difficile poterlo cambiare tutto come se ci fosse un interruttore. Penso che il problema della Roma sia soprattutto mentale. Spero che toccando i tasti giusti e parlando in maniera chiara si possa ritrovare spirito e carattere, cosa più importante dei moduli».
IL SALUTO A TOTTI – Dopo il saluto a Totti, tra scherzi e complimenti, nell’intervista alla tv del club – introdotta paradossalmente da Francesca Brienza, fidanzata di Garcia – c’è stata la prima vera presa di distanza dal francese. «Dopo aver visto l’allenamento non voglio più sentir parlare di problema fisico. Non ci sono alibi, i ragazzi stanno bene, hanno fatto una seduta di grande intensità. Non si può andare in quel modo se non si sta bene fisicamente». Tutto questo ad appena 5 giorni da quando Garcia aveva detto che la squadra non aveva gambe. Non poteva poi mancare il riferimento ai tifosi e alla pressione. «L’ambiente di Roma è particolarmente soggetto a sentire l’affetto dei tifosi. Senza di loro viene a mancare qualcosa, fanno parte della nostra storia. Possono dare molto alla nostra squadra. Certo, questo è un ambiente difficile. Ci sono molti innamorati della Roma, questo può influenzare in positivo ma anche creare disturbo alla squadra. I tifosi ti possono dare tanto ma allo stesso tempo togliere molto». Le prospettive, ovviamente, sono sfumate. «Dobbiamo riguadagnare il rispetto di quelli che ci guardano e lavorare in maniera seria per determinare possibilità future. Non dipenderà, però, solo da noi. Quando si è dietro di qualche punto dipenderà anche dagli avversari, ma noi abbiamo l’obbligo di provare a dare il massimo sempre». E la scossa sembra essere stata trasmessa anche al botteghino, visto che la prevendite per domenica è in aumento, così come quella in prelazione per il match col Real Madrid.
FACCIA A FACCIA – In campo, i vice Domenichini e Baldini (che presto dovrebbero essere raggiunti da Pane) hanno ricominciato dai fondamentali, soprattutto in difesa. Il gruppo, comunque, ha avuto due faccia a faccia. Il primo col d.s. Sabatini, che ha detto: «Siete forti, non capisco perché non riusciate a rendere io credo in voi, vi ho scelti io, ricominciate a divertirvi». Il secondo invece con Spalletti, che ha battuto soprattutto sull’aspetto psicologico: «Niente alibi, perché non c’è tempo da perdere. Voi avete tante qualità, è arrivato il momento di mostrarle». Proprio vero e ora ci credono anche i tifosi che, fuori dal centro sportivo, sono tornati ad applaudire la squadra che tornava a casa. Non Spalletti, perché il nuovo condottiero ha deciso di restare a dormire lì, ad un passo dai campi di allenamento. Come dire: Roma, sono tutto per te.