Corriere Dello Sport (R.Maida) – Contro la statistica generale, che soltanto nel 18 per cento dei casi premia una squadra italiana battuta nella partita d’andata con due gol di scarto. Contro i ricordi amari della Roma, che soltanto nel 22 per cento dei casi ha saputo ribaltare una sconfitta con due gol di differenza. Il calcio è anche altro, fantasia e motivazione, qualità e lucidità, come anche ieri sera ha dimostrato il clamoroso colpo del Monaco sul Manchester City, e così Spalletti sovverte le gerarchie di Roma-Lione: «Conosco la forza della mia squadra. Perciò dico che abbiamo il 60 per cento di possibilità di qualificarci».
L’ARRINGA – Dzeko, che gli siede accanto nella conferenza stampa di vigilia, sorride compiaciuto. Ma quest’idea la conosceva già, da quando l’allenatore ha lanciato un messaggio pieno di ottimismo all’interno degli spogliatoi. E’ successo dopo la vittoria di Palermo, che ha narcotizzato i malumori dei dieci giorni precedenti restituendo un senso compiuto al campionato. Spalletti ha guardato fisso negli occhi i giocatori, con un discorso crudo ma propositivo, e ha chiesto loro di sfruttare le caratteristiche che conoscono per passare il turno e trattenere la Roma in Europa. C’è anche una ragione economica dietro alla qualificazione ai quarti, circa 5 milioni che fanno comodo alla società, ma quello che interessa di più è il prestigio, la possibilità di competere per un titolo internazionale per almeno un altro mese.
IL PIANO – Spalletti rispetta il Lione, rispetta tutti, ma usa un’espressione delle sue per spiegare l’atteggiamento che pretende dalla squadra: «Non dobbiamo avere timori di paure». Ecco, il concetto che può sembrare pleonastico in realtà racchiude un significato profondo: la Roma non solo non deve avere paura, ma non deve restare paralizzata nell’anticamera della paura, che è rappresentata dall’ansia di non farcela. In fondo, secondo il caposquadra, la rimonta non è impossibile: «Ci basta vincere 2-0. Non guardiamo il 4-2 di una settimana fa. In fondo è come se avessimo perso 1-0. Anche in quel caso avremmo dovuto ribaltare il risultato segnando due gol». Gli viene ricordata una statistica della sua Roma: in 18 partite stagionali su 42, è arrivato un risultato che consentirebbe di andare avanti, compresa la vittoria per 4-2 contro l’Austria Vienna. Una cosa simile aprirebbe l’esame di riparazione dei supplementari. Spalletti annuisce e poi ammonisce: «Ok, tutto giusto. Però servirà una partita perfetta. Non dovremo sbagliare nulla».
IL RENDEZ-VOUS – Il passaggio ai quarti di Euroleague potrebbe orientare anche il suo, di destino, sotto gli occhi del presidente Pallotta che oggi pomeriggio sbarcherà a Ciampino e in serata sarà allo stadio per manifestare supporto alla squadra. Spalletti, nelle ore calde della vigilia, prova a smontare ogni polemica con quello che chiama «il boss». «Per me è stata un po’ esagerata l’interpretazione che è stata data alle sue esternazioni». Riassumendo: sabato Pallotta, parlando a una radio americana, aveva evidenziato una certa frustrazione per la stanchezza della squadra e per qualche decisione tecnica (ad esempio l’esclusione di Salah contro il Napoli). «Ma Pallotta è il boss – ribadisce Spalletti – e ha il dovere di controllare tutte le persone che lavorano nella Roma. Io sono tra queste, perciò è nei suoi poteri darmi delle indicazioni. Cosa gli dirò quando lo vedrò? Niente. Intanto lo saluterò. Ma poi ascolterò, più che altro: sentirò se lui ha qualcosa da dire a me». E chissà che il faccia a faccia, magari alimentato da una grande impresa sportiva della Roma, non possa favorire la distensione e l’inizio conseguente di un nuovo percorso da studiare insieme.