Il Corriere dello Sport (M.Evangelisti) – Se non ora, quando? Ore 22.40 o giù di lì, l’arbitro fischia la fine, la Roma deve decidere che cosa firmare, se un contratto con un allenatore nuovo a cui consegnarsi anima e corpo oppure un patto con il diavolo, non quello rossonero, che consenta di arrivare sani e salvi per quanto ammaccati alla fine della stagione con Rudi Garcia. Il Milan come orizzonte degli eventi, frontiera tra le possibilità. Dire allenatore nuovo è un’imprecisione in più nell’annata imprecisa dei giallorossi. Il tecnico che sta lì ad attendere con le mani in tasca è Luciano Spalletti, protagonista di un periodo non banale della vicenda romanista, dal 2005 al 2009, e per questo gradito parecchio a larga parte della tifoseria. Attende sì, ma ormai da tanto che teme di avere assunto l’aspetto di un condor, immobile a osservare le disgrazie altrui. Lo sta facendo per amore di se stesso – cinque anni al ricco gelo di San Pietroburgo fanno venire voglia a chiunque di tepore e di Colosseo – e anche per affetto nei confronti del club che lo ha presentato all’Europa consentendogli di ingigantire le sue credenziali.
TRAGUARDI – Infatti Spalletti è stato chiamato in Cina, è stato chiamato altrove in Russia ma la Roma lo ha chiamato a voce più alta, offrendogli soldi e aria di casa. Garcia non può fare altro che restare il meno scomodamente possibile su una panchina confortevole quanto una doccia scozzese, aggrappandosi a un legno galleggiante dopo l’altro, a un risultato dopo l’altro. Spalletti ha già preso abbastanza freddo sul Baltico e non ha nessuna voglia di restare congelato troppo a lungo. Resisterà fino a questa sera, quando la Roma dovrà scegliere. Un successo sul Milan porterebbe all’inscatolamento e conservazione sotto vuoto di Garcia e Spalletti si riterrebbe libero di esplorare sentieri diversi, che non portano a Roma. D’altra parte un pareggio potrebbe non avere il medesimo effetto. E’ una situazione di equilibrio più caotico che instabile. Se Garcia resta a galla e naviga fino a giugno allora la Roma potrà andarsi a cercare l’allenatore che desidera selezionando tra Antonio Conte, Unai Emery, persino Marcelo Bielsa. Ma forse non più Spalletti, con il quale peraltro Pallotta ha avuto diversi contatti.
COLONNE – Se Garcia cade di sella disarcionato da Mihajlovic, altro cavaliere errante che questa sera combatte per non essere mandato in esilio, allora l’arrivo immediato di Spalletti diventa probabile. Il passaggio sarebbe accolto senza entusiasmi e senza particolari angosce dalla rosa della prima squadra, nella quale ancora dettano comportamento per esempio De Rossi e Totti. Con Spalletti cambiarono fino a diventare il primo colonna portante del centrocampo e il secondo definitivamente punta e punto di riferimento. Garcia non è così ingenuo da non sapere né abbastanza saggio da fingere di non sapere. Conta sui suoi, che nelle ultime due stagioni lo hanno sempre salvato all’ultimo istante. Reagendo, riconoscendosi. Intorno alla squadra sembra che qualcuno si auguri il meglio e qualcuno il peggio. E’ l’aspetto più oscuro di questa stagione dalle lunghe ombre.