Il Messaggero (U.Trani) – Dall’impresa di 10 anni fa allo Stade de Gerlande alla disfatta al Parc OL: Spalletti si ricorderà anche questo 2° viaggio a Lione. Perché la Roma, per la prima volta in questa stagione, perde 3 partite di fila. Ma il toscano sa che cosa ultimamente non va: al gruppo manca il carattere per rialzarsi. Come è già accaduto nella sua nella prima esperienza a Trigoria: «Abbiamo questa qualità negativa di portarci dietro il momento negativo. Lo vedevo ai tempi e lo vedo ora. Arrivano ad allenarsi quasi distrutti da quello che è stato il risultato della partita precedenti. Anziché reagire se lo portano dietro. È un momento particolare, ma pensare che siamo stanchi addiziona ancora di più. Però non ce la facciamo a staccare da questo precedente. Il lavoro va fatto in questa direzione qui. Per riappropriarsi delle qualità bisogna fare analisi anche dure, valutando a 360 quello che è successo».
PANCHINA INUTILE – Spalletti esce allo scoperto quando parla dei calciatori chiamati in causa solo nel finale di partita. Da Paredes a Perotti, fino a El Shaarawy: «Il quarto gol è arrivato dopo aver fatto le sostituzioni. Certo che i cambi si possono fare anche prima…». Restano soprattutto gli 8 gol subiti in 3 partite: «Non si riesce a tenere palla e la riconcediamo all’avversario con troppa facilità». La resa nel secondo tempo: «Nella prima parte abbiamo fatto predominio territoriale stando corti e gestendo la gara. Nella ripresa abbiamo sbagliato e perso più palloni, senza alzare gli esterni a metà campo. Ci siamo schiacciati troppo e non abbiamo accorciato sulla trequarti, dove loro portavano tutti questi giocatori tra le due linee». Anche il centrocampo non fa più diga. Spalletti spiega: «Se riusciamo a portare alti i nostri esterni di centrocampo è un conto, perché obblighiamo gli avversari a rincorrere. Era fondamentale tenere lontani gli attaccanti francesi dalla loro zona preferita. Nella ripresa, invece, non siamo più riusciti a tenere la palla. Se non si fa meglio con la gente fresca, rispetto a quella stanca, è questione di personalità e di coraggio nel fare certe cose. Gli abbiamo fatto prendere ancora di più il pallino del gioco. Magari poteva servire cambiare anche i due attaccanti mettendone due freschi, ma Dzeko serve per agganciare la palla e Salah ha certi strappi anche al novantesimo». La frase finale fa riflettere: «Lo sviluppo dice che quello che si è deciso di fare non va bene».