Il Messaggero (S.Riggio) – Nel suo giro del mondo, dall’Argentina all’Italia, passando per Germania, Ucraina, Spagna e Turchia, José Ernesto Sosa di campioni ne ha visti tanti. A San Siro sfiderà per l’ultima volta Francesco Totti: «Quando un calciatore smette di giocare, è sempre un momento difficile. Da piccolo guardavo il campionato italiano e lui c’è sempre stato. Lo ammiro tantissimo», il pensiero dell’argentino.
Per voi è la gara della svolta?
«Noi vogliamo andare in Europa, ve lo assicuro. Questa per noi è una partita molto importante, ma non è decisiva. Mancano ancora 4 gare e abbiamo qualche punto di vantaggio sulle rivali».
Però, 2 punti contro Pescara, Empoli e Crotone sono pochi, non trova?
«Per noi è difficile parlare dopo questi risultati negativi, ma dobbiamo continuare ad allenarci per migliorare».
Sarete più arrabbiati voi o la Roma che ha perso il derby?
«Loro lo saranno sicuramente, ma dobbiamo pensare a noi stessi».
Se vincete e la Juventus batte il Torino, i bianconeri saranno campioni di Italia.
«Per loro infatti sarà una gara molto ma molto importante. Ripeto, dobbiamo restare concentrati».
Chi teme di più della Roma?
«Direi un attaccante perché fa gol. Ma è meglio stare attenti a Salah e Perotti. Le azioni partono da loro, non dobbiamo far arrivare palloni a Dzeko».
Il suo rapporto con Montella?
«Sto giocando in un nuovo ruolo, per un calciatore questa cosa è sempre importante. Se mi ha allungato la carriera? Speriamo».
Lei è stato allenato anche da Simeone sia all’Estudiantes sia all’Atletico Madrid…
«Quando allenava in Argentina aveva già una mentalità orientata verso l’Europa. Ai giocatori più giovani infatti dava molti consigli e ci diceva di essere pronti per il calcio europeo».
Ha molti tatuaggi. Berlusconi non le ha mai detto nulla a riguardo?
«No, ho sempre seguito i consigli di Galliani di non farli vedere (ride, ndc)».
Questi tatuaggi cosa potrebbero raccontare del suo futuro?
«Ho un altro anno di contratto, qui sto bene e vorrei restare. Ma ora pensiamo a queste 4 gare e a tornare in Europa, che è un traguardo molto importante».