La Gazzetta dello Sport (G.Imparato) – C’è solo da applaudirlo, e non perché l’unico gol in Serie A del Frosinone è il suo. C’è solo da dirgli bravo, perché non ha ceduto alle tentazioni del guadagno facile e alle insidie della strada: Danilo Soddimo è nato 13 chilometri a nord-est del Colosseo, del Campidoglio, dal cuore di Roma. È di San Basilio, borgata che vuole scrollarsi la nomea di supermarket della droga, con via Gigliotti regno di spaccio e non solo. La gioventù di Soddimo? A tinte forti, tratti marcati, come i murales di via Fabriano, lì a ricordare le emergenze della vita e la tragedia di infrangere la legge. Orgoglioso e grintoso, non ha mai rinnegato nulla, anzi («Non avevamo nemmeno i soldi per il gas e la luce nella casa che avevamo occupato…»). Soddimo non cancella le origini, l’ infanzia a rischio e che grazie al calcio, a mamma Anna, al vivere di pane e pallone , ha salvato il ragazzo di strada che fu. «La paura di finire in brutti giri, in galera, l’avevo, ma l’unico vero “reato” era non andare a scuola per giocare a calcio in strada». Rigava dritto perché alla fine di quella linea tracciata c’era una porta, una rete, un gol da segnare. «A Danì , sarai il Cassano de San Basilio…» gli dicevano nella borgata quando la Sampdoria non l’aveva ancora scovato.
FORZA ROMA – Nel 2004 finì nelle giovanili doriane, mamma Anna influì molto («Faceva le pulizie in condomini e case, si spezzava la schiena, mi portava agli allenamenti e mi stava dietro, sapeva che sarei arrivato in A…sì scrivetelo, la chiamavano la negretta, chi ricorda capirà di chi son figlio… Non avevamo i soldi per il treno che la portasse a Genova per vedermi»). Già, il Cassano di San Basilio, tifosissimo della Roma da fare il portoghese e scavalcare i cancelli dell’Olimpico, prendendo manganellate, sfuggendo ai celerini («…che me fregava, mettevo cartoni e giornali sotto il maglione e zompavo, correvo, correvo più di tutti e lì o corri o la Roma la vedi pe’ …Sky…»). Cuore giallorosso, battito accelerato per i gol di Totti, Batistuta, Montella e quello scudetto del 2001, vissuto in curva.
SCARPETTE – Sì, il calcio sa regalare anche favole, l’ala sgusciante dalle scarpe rotte, ora la sua Roma se la trova parata di fronte, da avversario («Ho sofferto da ragazzo, ma ho anche capito i valori della vita»). Si emozionerà, ma solo nella vigilia, perché nel sottopassaggio del Matusa, in campo, scorderà tutto. Gli basterà pensare a mamma Anna, sì la «negretta», e come si spezzava la schiena per permettergli di fare gol in Serie A.